Castello di Spessa: Golf & Country Club
di Paolo Pilla
È totalmente insolito lo scenario che si può apprezzare arrivando in quest’angolo del Friuli goriziano: Un insieme di sensazioni che seducono. La vite è padrona del territorio, la vigna si fa ammirare mentre respiri quell’aria pulita sotto il cielo terso, e assapori l’atmosfera di fatica e di antica nobiltà friulana. Di quella gente che, nulla sprecando, è riuscita a conquistare la natura plasmandola senza darle offesa.
Fu un mio caro amico a progettare quel Campo da Golf, l’architetto Giacomo Cabrini, che nel progettare tutti quelli che sono usciti dalla sua matita, amava sempre rispettare la natura, valorizzando la bellezza del territorio. Ho sempre apprezzato e condiviso il pensiero di Giacomo sulla manutenzione del verde non invaso da eccessi di concimazione, permettendo alla natura di manifestarsi in modo compiuto, anche se la scelta dovesse significare qualche lacuna. Ha firmato la realizzazione di tanti Campi nel Nord-Est, e del Castello di Spessa mi parlava con amore.
Siamo a Capriva, piccolo comune del Collio, che si gode le rive del torrente Versa. È al centro di produzione di vini bianchi, tra le eccellenze d’Italia, conosciuti già in epoca romana. Cosa del tutto singolare, sono le vigne della proprietà, tipiche del luogo e ben curate, che avvolgono le 18 buche del Campo da Golf.
Un antico maniero risalente al XIII sec, con storia densa di avvenimenti, accoglie gli ospiti in arredi d’epoca; dal suo bel parco secolare si erge, e domina, a farsi ammirare nella sua eleganza.
La club house strutturata strategicamente è di estremo relax, gli interni celebrano la quiete del Country Club inglese, una parentesi di buona cucina accoglie i giocatori.
Tutto da godere, il Wine Store Casanova che racchiude i locali vini pregiati, e dove lo scrittore, grande estimatore del gentil sesso, indugiava in buona compagnia per assaporarli, accoppiati alle squisitezze del territorio. Oltre al Castello, con quindici eleganti suite, ospitalità vien data anche alla Boatina con la Saletta del Gusto, e alla Tavernetta del Castello. L’attenzione che viene posta alla cura del cibo è totale: Le farine per fare il pane e la pasta sono di fresca macinazione dal locale mulino, il prosciutto è affumicato con i legni aromatici del posto, le carni selezionate, e un prelibato, raro radicchio, la Rosa di Gorizia, festoso. I vini bianchi sono rigorosamente curati nelle cantine medievali sotto il castello, e i rossi vengono affinati in barrique alla profondità di 18 m, in un ex bunker riattato a perfetta cantina. Interessante da visitare!
In quest’angolo nordorientale d’Italia, incuneato tra l’Austria e la Slovenia, alligna lo spirito mitteleuropeo, e nel Campo, oltre all’italiano, si sente parlare inglese, tedesco, sloveno, croato. Si gode infatti di un clima particolarmente mite, che attrae i giocatori dai Paesi limitrofi, e permette il gioco tutto l’anno.
Il Campo, disegnato da Cabrini nel 2004, è un Par 71 di 5.460 m: Diciotto buche, ognuna che porta il nome di un vino della tenuta. È divertente, e non particolarmente complicato; qualche buca più severa non è comunque da prendere con ansia. Soprattutto, qui sono da gustare i bei panorami, la schiettezza della natura, la speciale atmosfera che si respira, che fanno apprezzare il Campo, e rendono indimenticabile il posto.
Il play handicap non intende regalare niente ai bravi, ed è un po’ più gentile verso gli hcp più alti. Attenzione agli out, lunga teoria, spesso incombenti, e alle pendenze del terreno assistite anche da qualche tumulo, che con frequenza impone piedi non allineati. Attenzione alla buca 3, in cui vien voglia di accorciare, ma lo score potrebbe averne pena! Le difficoltà maggiori si presentano forse alla 11, un par 4 non molto lungo, in cui la presenza del lago, che proprio esprime la volontà d’interferire, pretende la precisione nel tiro lungo, altrimenti è meglio un po’ di umiltà.
Un po’ d’impegno anche alla 5, un par 3 di 130 m., che richiede di volare per intero una vigna. Bellooo! Quando l’uva è matura, può capitare che qualcuno si auguri di non riuscire. Anche la successiva, altro par tre di 150 m. è delicato: a dx il Fuori Limite, meglio orientarsi a sx ma attenzione a non perdere la pallina nella presenza delle tante alberature. Una particolarità, il green della 1 serve anche la 12, ma non crea problemi, anzi, induce simpatia. Tocco di eleganza e stacco, è dato all’insieme, da gruppi di cipressi presenti qua e là.
Sono tante le località vicine d’interesse storico e archeologico, facilmente raggiungibili con le “vespe giallo ribolla”, che la proprietà mette a disposizione: A un tiro di schioppo Cormons, epicentro della zona viticola del Collio; poi Cividale, il romano “castrum”, elevato poi ad “aforum”, (mercato). Forum Julii, che ha dato anche il nome alla Regione, ha testimonianze ancora precedenti: i Veneti e i Celti.
Dopo Roma non perse la sua eleganza, perché a lei toccò il dominio longobardo, popolo colto e civile, di cui è testimonianza egregia il tempietto, di rara bellezza; Gorizia (Noreia), antica capitale del Norico, ambito di congiunzione fra il popolo latino, slavo e teutonico, che In tempi meno remoti ricevette l’impronta degli Asburgo; e Aquileia, una delle capitali storiche del Friuli, che con Ravenna e Brescia divide l’importanza di essere tra i più importanti siti archeologici nel settentrione d’Italia.
Il Castello di Spessa è da sempre dimora della nobiltà friulana. Illustri le famiglie che si avvicendarono nella proprietà: prima i Dorimbergo, poi i Rassauer e la famiglia Della Torre-Valsassina discendente da Carlo Magno, i Torriani. Un membro di questa, il conte Luigi, ospitò nel 1773 Giacomo Casanova, il celebre libertino e scrittore, che nelle sue Memorie definì “di qualità eccellente” i vini presenti al Castello. <<tutti i beni del conte consistevano in vigne che davano un bianco eccellente e che gli rendevano circa mille zecchini l’anno>>.
Vien fatto risalire all’epoca romana, il Castello di Spessa, seppur che il ritrovamento delle rovine di una torre d’avvistamento (un castellier, in uso al popolo veneto), potrebbe certamente far connotare l’ambiente a epoca più remota. Al Settecento invece, risale la fondazione della “Cesarea Regia Società d’Agricoltura”, che diede impulso alla coltivazione della vite, oggetto di lustro oggi, per il territorio. Altri celebri ospiti ebbe il castello: Lorenzo da Ponte librettista di Mozart, il maresciallo Cadorna, Emanuele Filiberto D’Aosta, solo per citarne alcuni.
Oggi il castello, l’azienda vinicola, il Campo da Golf, appartengono all’attuale proprietario Loretto Pali, che in quel paradiso è orgoglioso di accogliere gli ospiti. Penso che valga la pena l’andarci a giocare, e ancor più a godersi un soggiorno.
q
Vuoi ricevere la rivista Taste Vin?
Scrivici