L’Azienda Ress onora l’enologia del Trentino
di Nino d’Antonio
L’azienda agricola – poco più di sei ettari – ha un nome breve e tagliente. Quello della famiglia che ne porta avanti la storia con antico orgoglio trentino. Si chiama Ress, e papà Luigi ne ha vissuto le vicende nel corso di una vita, prima di passare la mano ai figli Franco e Marco. Il primo, perito agrario, e il secondo, enologo, entrambi allievi della gloriosa Scuola di San Michele all’Adige.
L’insediamento è proprio a qualche chilometro dalla Scuola, in quel fondovalle rotariano che deve la sua notorietà al buon vino. Anzi, a quegli spumanti che sanno tenere testa anche ai piemontesi di più lunga tradizione.
Per anni, Luigi Ress ha ceduto le sue uve – in prevalenza Chardonnay e Pinot Nero – alla Cantina Sociale. I tempi non erano maturi per tirar su un’azienda e imbottigliare. Una condizione piuttosto comune fra queste colline del Trentino a tanti vignaioli, specie se con figli ancora in crescita.
Poi, nel 2015, gli esordi in bottiglia. Due sole tipologie: il Rosé Spumante (etichettato Maria Rosa in memoria della mamma scomparsa qualche anno prima), e il Brut metodo classico. Un totale di ventimila bottiglie, che esprimono tutto l’impegno e l’appassionata ricerca dei fratelli Ress per dare una sicura identità ai loro spumanti. “Perché è qui che va ricercato il pregio dei nostri vini” mi dice Marco. “In un territorio dove la spumantistica è piuttosto diffusa, non è cosa da poco riuscire a differenziarsi. E questo è sempre stato l’obiettivo mio e di mio fratello Franco”.
Parliamo intanto nella grotta-caverna, un’ambiente integro e di forte suggestione, che ospita non solo gli acciai e i legni, ma una ricca panoramica di bottiglie di varie annate. Fuori, il paesaggio è quello tipicamente alpino, che nel rigore dell’inverno offre incomparabili scenari. A volte così spogli da apparire quasi non vissuti.
Indugio con piacere, godendo a piccoli sorsi un Rosé, anche nell’attesa di Franco che è a Trento presso un pubblico ufficio. Ma pare che le cose tirino per le lunghe, per cui riprendo la mia chiacchierata con Marco. Il quale è di sicuro un personaggio da scoprire. E questo non solo perché può vantare trascorsi professionali di particolare livello (valga per tutti quelli alla Costaripa di Moniga del Garda, specializzata in bollicine), ma per le sue esperienze oltreconfine, dall’Argentina al Cile al Canada.
A non tener conto di quelle vissute sulle terre privilegiate dei nostri vini, dal Piemonte del Barolo alla Toscana del Brunello.
Presenti in tutta l’Italia, gli Spumanti dei fratelli Ress hanno i loro punti di forza nei ristoranti e nelle enoteche di Milano, con una larga estensione al Lago di Como. D’altra parte, la produzione non è tale da consentire ulteriori sviluppi.
Ma è un obiettivo al quale i Ress non sono molto interessati. Per loro – nel solco della memoria di papà Luigi – quello che conta è l’areale e il suo riscatto.
Poche volte ho scoperto un orgoglio di essere trentini così forte. Che per loro si esprime soprattutto attraverso quei vini, che onorano – al tempo stesso – la famiglia e il territorio.
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