Ciao Nino
di Annibale Toffolo
Ti saluto così, caro amico Nino D’Antonio. Te ne sei andato così tanto in fretta che in tempi come questi c’è poco da meravigliarsi.
Ci eravamo sentiti qualche giorno prima per accordarci sugli articoli da pubblicare in questo numero; avevi espresso il desiderio, se le condizioni anti Covid lo avessero permesso, di trovarci a Treviso assieme all’amico Pino Giordano, per passare due giorni in buona compagnia. Purtroppo non è più possibile è questo ci rende molto tristi.
Ricordo il giorno che ci siamo conosciuti, circa trentanni fa, il tramite fu l’amico comune Giuseppe Nardini di Bassano del Grappa, delle note distillerie, dove eri ospite, il quale mi telefonò per fissare un appuntamento e dopo un’ora eri già a Treviso, in redazione. Da quel momento, le pagine di questa rivista non hanno mai perso i tuoi preziosi contributi.
Scrittore e giornalista napoletano, con un patologico Vizio della Curiosità, come recita il titolo di un suo fortunato libro, è stato docente di letteratura italiana, oltre trenta libri fra narrativa e saggistica, tutti esauriti, una serie di documentari televisivi si aggiungono a una vita da giromondo. Cittadino Onorario di Furore con il Sindaco Raffaele Ferraioli ha ideato il Premio Giornalistico (nella foto una delle ultime edizioni).
Ciao Nino
Annibale Toffolo
Permettettemi ora di riportare una testimonianza di Marco Reginelli di Napoli:
Preg.mo Direttore,
.....................Nino era consapevole di essere nella parte finale della sua scia vitale, eppure sapeva “accendersi” per l’uso appropriato di una parola, per il richiamo giusto a una metafora, per un passaggio sbagliato nella pagina di un libro (incluso il mio, ed è stato bello - in quegli attimi - vederlo critico e presente con la passione di sempre). Ecco, ci siamo trovati con la Sua rivista in mano, a sfogliarla, a commentare il suo pezzo sul romanzo “Dualitudine”, a condividere la bellezza delle copertine di TasteVin per le quali Lei non ha mai rinunciato a privilegiare “uno sguardo artistico” (una foto, un dipinto) in luogo della svendita commerciale.
Volevo lo sapesse: Nino confidava in figure come Lei, era fiero di coloro che sanno rimanere attaccati al “bello”, un “bello” che faticava a riconoscere sulle cose e negli sguardi di oggi.
Mi perdonerà questa “scialata di parole” ma so che Nino ne sarebbe felice. Anzi, ne sarà felice................
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