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Come stanno i Colli Euganei

di di Giorgio Salvan

Quando ci siamo incontrati con Annibale parlando di vino inevitabile è stata la domanda: come stanno i Colli Euganei? Ho subito pensato a Ulisse e al suo peregrinare mosso dalla voglia di conoscenza. Stava per affrontare le Sirene che col loro canto melodioso attiravano i navigati che, persa la ragione, si schiantavano sugli scogli.

Cosa cantano le moderne sirene? Raccontano di social miracolosi, sostenibilità di tutti i tipi ma non per il vignaiolo, riscaldamento climatico, no alcool… trascurando altri anelli della catena di generazione del valore che sembrano obsoleti ma restano fondamentali per attrarre ”foresti” e consolidare la reputazione del nostro territorio. Stiamo mitizzando alcune parole chiave che non sono qualcosa in più, ma semplicemente qualcosa di ovvio. Quando ostentiamo sostenibilità, biodiversità, eticità… è come se, da venditori di auto magnificassimo l fatto che vanno in moto! E non vale neppure l’idea che quando il processo di produzion costa fatica il prodotto sia necessariamente interessante. Certamente è vero il contrario: prodotti di alta qualità costano, ma presentarsi come eroi che rinunciano al progresso per complicarsi la vita non è produttivo, non ci guadagna la stima degli enoappassionati. Il punto su cui verremo giudicti sarà inevitabilmente non solo una scheda di valutazione o un racconto sui social, ma se “vale la pena” venirci a trovare, assaggiare i nostri prodotti, se il dolore per l’estrazione dell’euro dalla tasca è compensato da quanto si ottiene in cambio. Obiettivo dev’essere fare un prodotto conosciuto, apprezzato e bevuto!

Stiamo dimenticando l’importanza della cura dell’ospite. Chi lavora sul campo sa perfettamente quanto siano importanti, oltre alla bontà dei prodotti, la natura, il paesaggio, la storia, le persone, la ristorazione, i sevizi… Anche il linguaggio deve adeguarsi, diventare più comprensibile, non più banale. Non possiamo usare termini da iniziati quando parliamo con chi ci viene a trovare per visitare i luoghi dove nasce il vino, la storia che lo ha generato, le persone che lo producono. Chi entra in cantina spesso dichiara di non intendersene perché teme di dire qualcosa di inappropriato. E’ un’occasione unica per far capire cosa stà dietro a un semplice calice, dobbiamo far scoprire una storia, far innamorare chi poi a sua volta racconterà con orgoglio quello che ha “scoperto”.

Siamo in un’epoca tumultuosa dove gli eventi e i cambi di scenario sono così rapidi che spesso non riusciamo a coglierne significato e portata. Da lungo tempo il Vino non è più “alimento”, ma piacere e i consumi si sono ridotti drasticamente, ci illudiamo però che sia una questione passeggera. Abbiamo impostato ristrutturazioni dei vigneti aumentando le densità di impianto senza considerare la creazione di microclimi ideali per le crittogame e senza tener conto dell’impatto della sostanzale riduzione dei fitofarmaci che siamo disposti ad utilizzare. Abbiamo pensato di far fronte alla domanda di naturalità e sostenibilità senza considerare gli impatti sulla produzione e non tenendo ben presente che per intervenire poco occorre studiare e sapere molto.

Abbiamo uno sguardo molto rivolto ai miti più che alle competenze del passato e ci impegnamo poco per progettare il futuro.

Dovremmo tener presente che la vitienologia è un settore economico che prevede di ottenere un prodotto sostenibile soprattutto perché genera valore e non consuma inutilmente risorse anzi contribuisce a costruire paesaggi fisici e umani di grande valore. Dovremmo smetterla di “vergognarci” di discutere di costi e ricavi, di fisica e di chimica.

Ci sono anche “profeti” nel mondo del vino. Il loro lavoro per mantenere viva la storia e la tradizione è indispensabile, ma non possiamo pensare che siano i soli ad essere legittimati a rappresentare l’universo enoico.

Pù grave però è che abbiamo smarrito una visione d’insieme, spesso non ricordiamo che se i nostri Colli Euganei sono belli e curati, interessanti mete di viaggio è perché sono una meravigliosa sintesi di punti di interesse, motivazioni di viaggio e ciò gazie alla coesistenza di fattori ambientali, paesaggistici naturali, umani tra cui viticoltura e termalismo che hanno generato traffici e risorse.

I vignaioli sono smarriti, vengono ubriacati da sirene che vogliono convincerli che da soli sono incapaci di affrontare le sfide emergenti. Così trascurano il rapporto col cliente che un tempo diventava amico e finiscono col dipendere sempre più da altri interessati a proporre servizi e a farsi pagare piuttosto che ad aiutarli a farli crescere, a divetare “artefici del proprio futuro”

Quelle dei Colli Euganei sono realtà relativamente piccole in cui lavoro, impegno, passione dedizione hanno un ruolo fondamentale nel rendere grande la reputazione del territorio. Guai se perdiamo originalità e unicità. Naturalmente esistono anche realtà più consistenti che possono affrontare il mercato globle con successo e che possono, e devono, coesistere con vantaggio reciproco. Occore collaborazione. Il mondo produttivo deve collaborare col mondo della ristorazione. Fondamentale la formazione dei vignaioli e degli addetti all’accoglienza. Chi ci visita apprezza sempre molto una informazione curata, la conoscenza delle lingue, il racconto della storia dei prodotti, dei luoghi, della storia delle persone, delle opportunità del territorio. Di cosa si lagnano? Della mobilità, del costo dei trasporti...

Ma oggi? Oggi i Colli Euganei stanno iniziando un impegnativo percorso di valorizazione del Serprino. E’ partito l’iter per la modifica del disciplinare di produzione aprendo alla possibilità di commercializzare “Serprino sui lieviti”. Il prossimo passo sarà la messa a punto di proposte di modifica anche per i vini rossi. L’idea sarebbe quella di snellire la squadra lasciando maggiore libertà negli uvaggi e privilegiando l’origine. Da valutare l’opportunitàdi rendere trasparente la distinzione tra vini da bere giovani (più leggeri e di maggiore bevibilità) e quelli destinati all’affinamento che possono dare maggiori soddisfazioni e contribuire alla rinomanza della zona.

Siamo tutto sommato ottimisti. Ci troviamo in un luogo splendido, unico, in un Parco Regionale. Una grande quantità di giovani enotecnici ed agronomi ha cominciato a lavorare tra le vigne e in cantina. Le lingue non sono più un tabù. Ogni cantina ha spazi dedicati per l’accoglienza. I rapporti con il mondo del turismo attraversano un fase positiva. Recentemente più volte I Colli Euganei sono stati oggetto di reportage molto seguiti… Speriamo che con l’impegno di ciascuno e la collaborazione di tutti e possiamo far crescere il nostro Terra Euganea. Venite a trovarci, ne vale la pena.

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