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Il Lampone Simbolico

di di Enzo Gambin

I lamponi sono frutti che hanno radici antichissime, già nell’età del bronzo, circa 3.500 anni fa, le popolazioni del nord Europa raccoglievano questi piccoli e succosi frutti selvatici; probabilmente, non erano molto diversi da quelli che conosciamo oggi, il gusto potrebbe essere stato leggermente diverso a causa delle condizioni ambientali e delle varietà specifiche che crescevano in quel periodo. In generale, i frutti selvatici tendono ad essere più piccoli e meno dolci rispetto alle varietà coltivate modernamente, ma comunque ricchi di sapore e nutrienti.

Gli antichi Greci conoscevano bene il lampone e lo chiamavano “μῆλον Ἴδα”, si pronunciata “mêlon Ída”, che significa “Mela d’Ida” o “Frutto di Ida”.

L’Ida fa riferimento al Monte Ida, che si trova sia a Creta che nell’antica Troade, oggi Turchia, è legato a molteplici miti della mitologia greca. In questo contesto, “μῆλον”, “mêlon”, può essere utilizzato per indicare vari tipi di frutta, tra cui il lampone.

Il Monte Ida era noto nella mitologia greca come il luogo dove la ninfa Ida allevò il giovane Zeus, inoltre, era famoso per la ricca vegetazione che lo caratterizzava, tra cui i cespugli di lampone.

I Romani utilizzavano il termine rubus per indicare genericamente le piante del genere dei rovi, come i lamponi e le more. L’origine etimologica di rubus è ancora oggetto di discussione, ma due principali ipotesi emergono. Una di queste è che rubus possa derivare da ruber, che significa “rosso,” facendo riferimento al colore dei frutti di molte piante di questo genere, come nel caso del lampone.

Un’altra possibilità è che rubus derivi da robustus, che significa “forte” o “robusto,” a sua volta derivato da robur, termine che indica la “forza” o il “legno duro.”

Sebbene quest’ultima ipotesi non sia altrettanto documentata nei testi etimologici, potrebbe essere plausibile considerando la robustezza delle piante del genere Rubus, note per la loro capacità di crescere in ambienti difficili e in condizioni avverse.

In effetti, entrambi i significati potrebbero coesistere, con rubus che riflette sia la forza della pianta, capace di adattarsi e prosperare in vari habitat, che il colore rosso dei suoi frutti.

Queste caratteristiche potrebbero aver contribuito alla scelta di questo nome, che unisce simbolicamente la vitalità della pianta e l’aspetto dei suoi frutti.

Per quanto riguarda la denominazione scientifica, Carl Linneo, 1707-1778, assegnò al lampone il nome Rubus idaeus, combinando Rubus per sottolineare la vigorosità della pianta e idaeus per evocare il Monte Ida, famoso nella mitologia greca e noto per essere un luogo dove crescevano queste piante. L’associazione con il Monte Ida, dunque, non è solo geografica, ma anche simbolica, legata a un importante luogo della mitologia classica.

Il nome Rubus potrebbe così derivare sia dal colore rosso dei frutti che dalla robustezza della pianta, e la scelta di Linneo del nome Rubus idaeus riflette una connessione tra la pianta e la sua storia mitologica e naturale.

Il termine italiano “lampone” deriva, però, dal francese antico “lamboise” o “framboise”.

ll passaggio fonetico da “framboise” a “lampone” segue le evoluzioni tipiche delle lingue romanze, in cui si è verificata una trasformazione del suono.

Un’ipotesi interessante è che “framboise” sia legato al germanico “fram-” o “fram-bezi”, con “fram-” che significa “avanti” o “prominente”.

Questa radice germanica potrebbe riferirsi alla forma sporgente e ramificata della pianta di lampone, i cui rami e frutti si estendono e sporgono dalla pianta. Il termine “fram-bezi” potrebbe essere un’antica combinazione di “fram-” (avanti, prominente) e “bezi” (frutti di tipo bacca), questa connessione germanica resta dibattuta, poiché non ci sono prove certe nell’etimologia storica per confermarla con assoluta sicurezza. La disputa sull’origine è dovuta anche alla mancanza di documenti che confermino con certezza il legame tra “lampone” e il germanico, e alla varietà delle interpretazioni possibili.

In inglese il lampone è indicato come “raspberry”, sembra derivi più da una combinazione di radici linguistiche germaniche e inglesi medievali piuttosto che da una diretta origine latina. La radice latina “rubus” è probabilmente associata al lampone più in senso scientifico e botanico, ma non si riflette direttamente nei termini di “lampone” e “raspberry”.

Autori greci come Teofrasto (371-287 a.C.) nel suo lavoro Historia Plantarum, Teofrasto descrive piante del genere Rubus, sebbene non distingua chiaramente tra lamponi, more e altre specie simili. Parla di arbusti spinosi dai frutti utili sia per il consumo sia per la medicina: “Esistono arbusti selvatici che producono piccoli frutti commestibili, talvolta con proprietà curative, e prosperano in regioni montuose e fredde.”

Dioscoride (40-90 d.C.) nella sua opera De Materia Medica, Dioscoride descrive il Rubus come una pianta medicinale, utile per trattare le infiammazioni e le ferite. Anche se non menziona specificamente il lampone, le sue indicazioni sembrano applicabili ai frutti di Rubus idaeus, egli osserva che il decotto delle foglie e delle radici veniva usato per lavare ulcere e ferite.

Plinio il Vecchio, nella sua opera Naturalis Historia (Libro XV, capitolo 24), menziona piante simili al lampone tra le specie selvatiche utilizzate sia per il nutrimento sia per le loro proprietà curative. In latino, scrisse: “Rubus quoque multis in locis agrestis nascitur, cuius fructus non solum cibo sed et medicinae inserviunt.” - “Il rovo cresce spontaneamente in molti luoghi, e i suoi frutti non solo servono come cibo, ma anche come rimedio.”

Plinio attribuiva ai lamponi proprietà astringenti e lenitive, raccomandandoli per lenire irritazioni e disagi interni.

Durante il Medioevo, i lamponi divennero popolari in Europa grazie ai monaci, che li coltivavano nei giardini dei monasteri. Oltre ad essere deliziosi, venivano utilizzati per scopi medicinali, come il trattamento di infiammazioni e disturbi gastrointestinali. La coltivazione si intensificò e il lampone passò da una semplice pianta selvatica a una coltura ampiamente apprezzata. Lucio Giunio Moderato Columella, autore del trattato agronomico De Re Rustica, fornisce dettagli sulla gestione delle coltivazioni e delle piante utili in agricoltura, sebbene non menzioni esplicitamente il lampone (Rubus idaeus), egli parla del genere Rubus, che include i rovi da frutto come lamponi e more.

Nel Libro XI di De Re Rustica, Columella discute le piante che possono crescere spontaneamente o essere coltivate nei margini delle proprietà agricole. Una citazione rilevante potrebbe essere: “Rubos, qui nonnullis locis sponte gignuntur, excidere vel conserere possis; quorum fructus rustici magis quam delicati appetunt, sed et ex his usus aliquis oritur.” (De Re Rustica, XI, 3, 25)- “I rovi, che in alcuni luoghi crescono spontaneamente, si possono tagliare o coltivare; i loro frutti sono più graditi ai contadini che ai palati raffinati, ma anche da questi ne deriva un certo utilizzo.”

Columella descrive i rovi come piante rustiche, poco apprezzate dai più esigenti, ma utili per la vita agricola.

Non solo forniscono frutti che possono essere consumati, ma possono anche avere altri impieghi, come nutrire il bestiame o servire come siepi protettive. Sebbene il riferimento non sia diretto al lampone, è probabile che tali piante includessero varietà di Rubus selvatici, comprese quelle di lamponi.

Nel Medioevo, non ci sono molti autori specifici che hanno scritto dettagliatamente del lampone o del rovo (Rubus), alcuni testi medievali menzionano piante del genere Rubus per le loro proprietà medicinali come il “Leechbook di Bald” o “Liber de Herbis”, un’opera medica anglosassone del IX secolo che descrive l’uso di varie piante, compresi i rovi, per trattare diverse malattie: “Pro vulneribus: decoque folia rubi in aqua, et ea calida superpone vulneri. Ad contusionem stomachi, radicem rubi in vino cocta bibere salubre est.” - “Per le ferite: fai bollire le foglie di rovo in acqua e applicale calde sulla ferita.

Per i disturbi dello stomaco, è salutare bere la radice di rovo cotta nel vino.”

Nella cultura più vicina a noi i lamponi sono usati per rappresentare temi di freschezza, cambiamento, crescita e nostalgia. Il lampone è visto come un simbolo di dolcezza fugace, di un legame con la natura e un simbolo di esperienze giovanili o di amori effimeri.

In molte storie, i lamponi evocano un senso di bellezza semplice e di connessione con un mondo più naturale e meno complicato.

Troviamo così Kate Chopin, 1850 . 1904, scrittrice americana, che pubblica nel 1894 il racconto “I Lamponi” - “The Raspberry” dove la protagonista, una donna, si trova a confrontarsi con il desiderio e la bellezza effimera della vita. Anche se i lamponi non sono al centro della trama, vengono utilizzati come una metafora di qualcosa di desiderabile ma sfuggente.

Abbiamo poi “Il Giardino dei lamponi” -“The Raspberry Garden” di D. H. Lawrence, 1885 –1930, un altro esempio in cui i lamponi appaiono in un contesto simbolico e, sebbene non siano i protagonisti della trama, il frutto rappresenta temi di desiderio, crescita e cambiamento. Tra le canzoni troviamo”Berretto di lamponi”-“Raspberry Beret” (1985)di Prince, che racconta la storia di un giovane che ricorda un amore estivo e una ragazza che indossava un berretto di lamponi, simbolo di freschezza e giovinezza:

“Indossava un berretto

di lamponi

Quello che trovi in un negozio

di seconda mano”

Tra le opere cinematografiche troviamo “Campi di Lamponi per Sempre” – “ Raspberry Fields Foreve” del 2003 con autore Chris Rutkowski, dove attraverso il lavoro in un campo di lamponi, si esplora il ciclo e i cambiamenti della vita dell’uomo.

Si aggiunge il film “Magia di Lampone” “Raspberry Magic” del 2010 di Dina Meyer Collin, che racconta la storia di una ragazza di 12 anni che, durante una crisi familiare, trova conforto in un campo di lamponi, simboli di speranza, rinnovamento e connessione con la natura.

I lamponi non solo si distinguono per le loro caratteristiche fisiche e organolettiche uniche, ma anche per il loro simbolismo profondo, che li rende un frutto particolarmente apprezzato.

La loro dolcezza e freschezza, accompagnata da una leggerezza e una delicatezza che li rende effimeri, ne fanno un simbolo di bellezza fugace e di connessione con la natura.

In molte culture, sono associati a esperienze giovanili, amori effimeri e cambiamento, riflettendo il continuo ciclo di crescita e trasformazione che caratterizza la vita stessa. Queste qualità, insieme alla loro versatilità in cucina e ai benefici nutrizionali, rendono i lamponi un frutto non solo amato ma anche simbolicamente ricco di significato.

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