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Fulvio Filo Schiavoni confermato al timone della Cantina di Manduria

di Nino D’Antonio

Il Primitivo verrà molto dopo. E quasi occasionalmente. Prima c’è una vita irrequieta, da nomade, all’insegna del rischio e dell’avventura, fra auto da corsa e lunghe traversate in barca a vela, fino alla pesca del corallo. Il tutto a dispetto di una severa formazione presso i Gesuiti, interminabili anni universitari (studi di Ingegneria e Geologia), che lo hanno portato fino a quarantanni a vivere a Napoli, fra circoli, donne, teatri e sport, grazie a un lauto assegno di famiglia. Fulvio Filo Schiavoni (nessun quarto di nobiltà nel doppio cognome), riconosciuto autore di quella strategia che ha sottratto il Primitivo al suo destino di vino da taglio, non ha difficoltà a riconoscere che il suo rapporto col mondo del lavoro è piuttosto recente. “Sì, ho goduto la mia gioventù, pienamente. Poi nel ’97, quasi per caso, mi sono trovato a gestire la Cantina sociale di Manduria. E qui, o ti inventavi qualcosa ogni giorno, o restavi al palo”.

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