Il Vino
di Michele Scognamiglio
Se intraprendessimo un viaggio a ritroso nel tempo, ci accorgeremo ben presto di come il vino almeno nel mondo occidentale, sia stata la più importante e diffusa sostanza medicale del mondo antico, medievale e moderno fino a tutto il XIX secolo.
Ad esso venivano attribuite una moltitudine di sorprendenti proprietà sia preventive che terapeutiche, molte delle quali, ad onor del vero, oggi troveremo quantomeno fantasiose.
Il vino veniva utilizzato sia per i suoi benefici effetti diretti sia come solvente grazie al quale veicolare altre sostanze, il suo maggiore impiego in ambito farmacologico era infatti quello di eccipiente di base per la preparazione di decotti e pozioni.
In chirurgia il vino ha trovato largo utilizzo fin dall’antichità oltre che come anestetico anche come detergente ed astringente per ferite e lesioni.
Il maggior impiego del vino a scopo terapeutico si è avuto con la cosiddetta medicina “dotta” in contrapposizione a quella popolare affermatasi in Italia a partire dal XV secolo.
In quegli anni, somministrato per lo più assoluto, al vino si è fatto largo ricorso soprattutto come digestivo e come ricostituente somministrato con giudiziosa misura a pazienti convalescenti affinchè rientrassero in possesso delle perdute forze.
Successivamente altri composti curativi, isolati o sintetizzati con metodi chimici, hanno cominciato ad oscurarne progressivamente la fama sino ad allora conquistata.
Sebbene spodestato dai più moderni farmaci di sintesi, il vino tuttavia ha conservato alcune delle indicazioni igienico-terapeutiche per lo più nella sfera dei rimedi popolari.
Basta pensare all’utilizzo di vino cotto con l’aggiunta di chiodi di garofano ed altre sostanze speziate, che è ritenuto ancora oggi soprattutto dai più “barricati” uno tra i più efficaci rimedi nel lenire i sintomi del raffreddamento o dell’influenza.
Fino agli anni ’60 dello scorso secolo molto diffusa in Italia soprattutto nella popolazione contadina, era la pratica di lavare con il vino gli arti inferiori dei neonati per renderli più robusti.
Altrettanto diffuso specie presso le comunità rurali l’utilizzo antisettico del vino, in virtù della sua dotazione alcolica visto che ad esso si ricorreva generosamente per disinfettare la pelle da eventuali germi e prevenire infezioni.
Offrire un bicchiere di vino genuino, meglio ancora se fatto con le proprie mani, rappresenta ancora oggi l’usanza piu diffusa con la quale il padrone di casa specie nelle famiglie contadine esprime tutta la sua deferenza verso gli ospiti.
Fin dall’antichità, ciò che ha accomunato le diverse culture che hanno spalancato le braccia e non solo al vino, è stata l’adozione di un suo consumo misurato e responsabile. Superato il quantum consentito, il consumo della inebriante bevanda da efficace medicamentum capace di infondere forza, vigore e benessere diventava pericoloso venenum, trasformando il bevitore senza misura, in una condizione degradata, fino a renderlo preda di una “pazzia” incontrollabile. Pertanto, una volta sperimentato l’ambiguo effetto dose-dipendente del vino, l’uomo ha da subito compreso la necessità di stabilire e rispettare scrupolosamente una distanza di sicurezza da possibili e pericolosi abusi. Ogni qualvolta si cerca di stabilire un legame veritiero tra uno o più alimenti e lo stato di salute o di malattia ci si inerpica inevitabilmente per un sentiero impervio e lastricato di insidie.
Siamo ancora molto lontani dal conoscere con attendibile precisione la reale composizione e le effettive proprietà benefiche o nocive dei diversi alimenti.
E’ questo uno dei principali motivi per cui individuare con certezza quali alimenti ci fanno realmente bene e quali ci procurano nocumento, diventa sempre più difficile, anche per gli ”addetti” ai lavori. Negli ultimi anni, la smania di trovare a tutti i costi, un nesso tra quanto portiamo alla bocca ed il nostro stato di benessere o di malattia ha prodotto in molti casi messaggi fantasiosi, confusi, e talvolta contraddittori.
Così, è accaduto che gli stessi alimenti, prima indiziati da autorevoli esperti di gravi ipotesi di reato nei confronti della nostra salute, siano stati successivamente scagionati da esperti ancora più autorevoli e con tanto di scuse.
Allo stesso modo alimenti precedentemente osannati per le mille e una virtù, esibite da qualche miracoloso componente il più delle volte nel corso di frettolose sperimentazioni, hanno visto affievolire negli anni successivi l’interesse e le aspettative nei loro confronti.
Il vino, ahimè non viene risparmiato, dalla confusione che caratterizza il tema caro a tutti dell’alimentazione e che ai nostri giorni annovera sempre piu “guru”.
Paradossalmente, il vino introduce ulteriore complessità al già caotico argomento in virtù del suo composito carico di significati e simboli che da sempre lo hanno contraddistinto.
Il limite maggiore di molti studi tesi ad individuare le proprietà benefiche (o nocive) di un dato alimento, vino incluso, è quello di concentrarsi il più delle volte esclusivamente su un suo singolo nutriente, in quanto dotato di particolari ed attraenti proprietà biologiche.
Magnificando le virtù di un determinato componente di un alimento, (pensiamo al resveratrolo nel caso del vino) spesso si trascurano i possibili effetti additivi, sinergici o competitivi esercitati dagli altri nutrienti presenti nello stesso alimento.
Una volta estratto il portentoso ingrediente dalla sua naturale matrice alimentare e testatene le proprietà, di frequente a dosi assai generose su modelli cellulari e animali, o su soggetti sani, si è pronti a gridare al miracolo.
Poco importa se così facendo le quantità biologicamente attive del miracoloso componente siano impossibili da raggiungere con accettabili consumi alimentari o che vengono completamente ignorate le inevitabili biotrasformazioni della sostanza all’interno del nostro organismo che è uno straordinario e sorprendente “congegno” assai più complesso di una provetta.
Il vino rappresenta un’alimento di antichissima tradizione ma allo stesso tempo straordinariamente moderno, in continua evoluzione che in ogni caso non fa solo bene o solo male. I suoi effetti dipendono da diversi ed importanti fattori quali la modalità di assunzione, la quantità, la qualità e lo stato di salute di chi lo beve.
Tuttavia, nonostante le incertezze e le innumerevoli questioni ancora aperte che riguardano il complesso tema vino-salute qualche rischio voglio correrlo anche io. Per questo motivo, preferisco credere che il vino una fondata possibilità di contribuire al nostro benessere, di migliorare il nostro stato d’animo o più semplicemente anche solo convincerci di poterlo fare, l’ha avuta e continuerà ad averla ancora.
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