Caffeina e alcol... attenti a quei due!
di Michele Scognamiglio
Toglietemi tutto, ma non il caffe!
Soprattutto il primo, quello del risveglio, indispensbile a capire chi sei, dove ti trovi e cosa farai di li a poco.
Dopo tante immeritate “batoste” grazie alle evidenze di robusti (giusto per rimanere in argomento) studi scientifici, il caffè può finalmente prendersi la sua rivincita ed affermarsi quale prezioso alleato della nostra salute e del nostro benessere.
Giusto per fare un esempio, è proprio il caffè uno dei rimedi più efficaci (studi scientifici alla mano) per proteggere dai gravi danni epatici ahimè comuni, tra gli etilisti cronici.
Pur riconoscendo all’amico nero e bollente, un elenco di benefici effetti, sono tuttavia costretto a ricordare l’azione piuttosto modesta sui postumi di una bevuta di tutto rispetto e soprattutto a mettere in guardia dai possibili rischi dell’associazione alcol e caffeina.
L’illusione della caffeina
Di recente, una prestigiosa rivista americana di Neuroscienze Behavioral Neuroscience, ha pubblicato al riguardo i risultati di un interessante studio della Università di Philadelphia negli Usa.
I ricercatori hanno dimostrato che il solo potere della caffeina sull’organismo annegato nell’alcol, è quello al più di alleviarne l’effetto sedativo, ma nulla può la caffeina nel migliorare le compromesse funzioni cognitive del malcapitato.
La conseguenza di tale fenomeno è che attività mentali, come la capacita di risolvere problemi e soprattutto i processi decisionali, pur stimolati da ripetute e generose moke potrebbero risultare seriamente danneggiati.
In particolare risulterebbe pericolosamente diminuita, la capacità di riconoscere ed evitare gli errori.
L’azione del caffè in buona sostanza, dopo aver “seriamente” bevuto, potrebbe rivelarsi addirittura controproducente, conferendo una solo apparente ed illusoria sensazione di attenzione e concentrazione.
Vediamo come è stata svolta la ricerca, e come si è arrivati a tali conclusioni.
Non potendo deliberatamente per il bene della scienza costringere umani a bere come se non ci fosse un domani (anche se personalmente credo che qualche volontario si sarebbe volentieri fatto avanti) la ricerca è stata condotta su topini a cui generalmente l’alcol non spiace affatto.
Gli animali sono stati suddivisi in 3 gruppi:
Ad un gruppo è stata somministrata solo caffeina, ad un altro solo alcol ed un altro ancora un mix di entrambe le sostanze e poi gli animali sono stati inseriti all’interno di un labirinto per valutare la capacità di trovare la via d’uscita.
I topi a cui era stato somministrato solo caffeina apparivano baldanzosi e vispi mentre a quelli cui erano stati aperti i rubinetti dell’ alcol erano in un evidente stato confusionale tipico di chi ha bevuto troppo, completamente divers.
Movimento incerto e lento, sbandamento, orientamento sfasato caratteristico di chi, non riesce a trovare la... strada di casa.
Gli animali del terzo gruppo (alcol e caffeina) si sono comportati in modo molto simile ai compagni ubriachi, ma, risultavano molto più irrequieti, frenetici e soprattutto spavaldi, osavano di più, prendendo però il più delle volte decisioni avventate durante il tragitto.
La caffeina, hanno concluso gli studiosi è solo un supporto di tipo psicologico: aiuta a sentirsi svegli, ma non modifica in alcun modo i livelli alcolemici e soprattutto non ne previene le possibili deleterie conseguenze.
La convinzione di apparente benessere psicofisico come nel caso dei roditori etilici, potrebbe in tal modo indurre soprattutto i giovani a prendere decisioni con conseguenze ben più pericolose di quelle possibili all’interno di un labirinto di laboratorio.
Convincersi ad esempio di potersi mettere tranquillamente alla guida sbronzi dopo aver bevuto più di un caffè o di una bevanda energetica una di quelle per intenderci che “ti mette le ali”.
Scontate e drammatiche le conseguenze che ne derivano.
Il caffè, non è quindi un amico sincero del post-sbronza.
Non solo non riesce ad annullare gli effetti negativi dell’alcol, ma rende più difficile evitarne le insidie psicologiche dando l’ingannevole convinzione di non essere ubriachi.
Tra i rimedi in circolazione dopo una performance alcolica, vi è anche quello di darsi alla pratica sportiva, nel tentativo di aumentare la velocità di metabolizzazione dell’alcol.
In realtà, già negli anni passati, uno studio inglese aveva reso noto che un soggetto su 5 tra coloro che bevono abitualmente in maniera smisurata nel week end, è solito praticare esercizio fisico nel post gara alcolico per cercare di smaltire gli effetti negativi legati alla sbornia del giorno prima.
Anche in questo caso, fare attività fisica, ammesso che ci si riesca, può aiutare a sentirsi meglio, a dare una sensazione euforizzante, ma non elimina i danni provocati dall’abuso di alcol.
Purtroppo, al momento non esistono rimedi immediati e dai risultati miracolosi per sbronze “come si deve”.
Per tornare sobri e riacquistare le piene capacità cognitive, sempre che erano presenti ante sbornia, occorre bere tanto ed aver pazienza che i livelli di alcol presenti nel sangue comincino a diminuire.
Come sempre, con il tempo, tutto passa, e così anche i postumi della sbronza poco a poco scompariranno. Qualche consiglio, però per il fatidico “the day after” vorrei darlo anche io.
Bevete pure un paio di caffè per restare svegli davanti al pc in ufficio, o sempre che ci riusciate, andate pure a farvi una corsetta, l’ideale sarebbe in un bosco, se siete fortunati potreste trovare pure uova di gufo.
Mi raccomando però, lasciate a casa il carnet degli assegni, non prendete impegni seri con il partner o con il vostro datore di lavoro.
Nel malaugurato caso, la sera prima, avete esagerato con i brindisi perchè era il vostro addio al celibato e siete attesi per il fatidico si, mi raccomando non prendete caffe, prendete.. tempo.
Anche se a voi non sembra, siete ancora sbronzi, ricordatelo.
E poi, non dite che non ve lo avevo detto.
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