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Chiaretto: la riscossa del Vinum Clarum

di Silvia Allegri

Versatile, profumato, leggero. Ma anche evocativo, elegante, bello da guardare, perché anche l’occhio vuole la sua parte, insieme al naso e alla bocca. Il vino rosa della sponda orientale del lago di Garda, in provincia di Verona, riserva continue sorprese da quando ha iniziato a decollare andando alla conquista dei mercati internazionali e diventando ambasciatore della gardesanità nel mondo.

E intanto trova spazio nelle carte vino di prestigio nel cuore dell’Europa collocandosi a fianco, se non addirittura al di sopra, dei leggendari rosé francesi, confermandosi un prodotto di punta nel panorama dei vini di alta qualità.

 

Il terzo colore del vino: un po’ di storia

 

C’è il bianco, c’è il rosso e c’è… il rosa. Ma non un rosa qualunque: stiamo parlando del Chiaretto, il vino dell’area del Garda nato in epoca romana, quando nella Gallia Cisalpina e Transalpina venne sviluppata la viticoltura e il torchio, che non prevedeva la macerazione delle bucce nel mosto, portava alla nascita di vini di colore chiarissimo, il vinum clarum, appunto. Se si viaggia attraverso i secoli arriviamo al 1806, anno di importanza epocale: l’edizione stampata a Verona del Vocabolario della Crusca introduceva mille vocaboli diffusi localmente, e uno dei termini raccolti nella provincia di Verona è proprio Chiaretto.

Altra tappa fondamentale si è avuta a partire dal 2014, anno di inizio della cosiddetta Rosé Revolution, grazie al lavoro del Consorzio di tutela, con una modifica sostanziale dei protocolli produttivi del Bardolino e del Chiaretto nella direzione di una valorizzazione molto decisa del vitigno principale, la Corvina Veronese, e con l’ampio utilizzo di pressature soffici e macerazioni brevi per salvaguardarne il colore chiaro, gli aromi agrumati e la sapidità. Questo ha permesso di raggiungere l’omogeneità che ha fatto guadagnare al Chiaretto il primo posto sul podio dei rosa italiani, con ben 10 milioni di bottiglie annuali.E a proposito di rosa, il presidente del Consorzio di tutela Franco Cristoforetti spiega la scelta di questo termine: “Ci piace chiamarlo così e non rosato, termine che appartiene ad alcune specifiche denominazioni di origine, e neppure rosé, definizione presa a prestito dalla spumantistica o dalla produzione francese”.

E c’è un ulteriore passo in avanti: i vini della vendemmia 2021 sono i primi per i quali è obbligatoria in etichetta la nuova menzione Chiaretto di Bardolino, entrata in vigore con il disciplinare approvato il 12 aprile 2021, al posto della vecchia denominazione Bardolino Chiaretto. “Questo aiuta a sottolineare il termine Chiaretto senza dimenticare la sua origine e la territorialità, in un momento storico in cui anche l’Italia ha cominciato a capire che il terzo colore del vino è una cosa seria, e non un sottoprodotto o un Bardolino riuscito male. Anzi: il Chiaretto è un vino impegnativo da produrre, che richiede tecniche ben precise”.

 

Prospettive future

 

E oggi? Il Chiaretto di Bardolino è pronto a esplodere sui mercati nazionali e internazionali, e lo confermano i numeri: il primo bimestre del 2022 si è chiuso con una crescita su base annua del 26,7%, e in due mesi sono stati già collocati 1,4 milioni di bottiglie. Le aspettative per questo 2022 sono alte, complice anche la ripresa della stagione turistica sul lago di Garda, con un incremento delle vendite direttamente in azienda. I turisti, specialmente quelli stranieri, si portano a casa con la bottiglia di Chiaretto un ricordo vivo del lago di Garda, esattamente come è sempre avvenuto per i vini della Provenza, per il forte potere evocativo di questo vino dal delicato colore rosa, divenuto ormai vino non solo da aperitivo, ma anche da tutto pasto e in ogni stagione dell’anno. E così stappando una bottiglia, anche nella stagione invernale, tornano in mente le belle serate estive, coi tramonti e le mille sfumature di rosa sul lago di Garda, un pezzo di Mediterraneo incastonato tra le montagne. Che oggi è anche oggetto di tutela e salvaguardia sempre maggiori da parte dei produttori come conferma l’aumento, ogni anno considerevole, delle aziende orientate al biologico o al biodinamico, attente quindi alla salubrità di ecosistemi fragili e delicati.

 

 

Il disciplinare e le peculiarità

 

Con l’attuale disciplinare la Corvina può arrivare al 95%, la Rondinella al 5% minimo e al 30% massimo. È consentita anche la presenza di altre uve a bacca rossa autorizzate alla coltivazione nella provincia di Verona, fino a un massimo del 20% e con un limite del 10% per ogni uva.

Ma la tendenza è quella di escludere, mano a mano, le altre uve, dando largo spazio alla Corvina.

Anche per questa ragione l’edizione dell’anteprima Chiaretto 2022, lo scorso primo maggio, si intitolava Corvina Manifesto: un vino che può nascere solo nel territorio del lago di Garda: formatosi durante le glaciazioni, ha visto giungere qui le rocce delle Dolomiti, ed è proprio la dolomia a donare al terreno il sodio, che ritroviamo nelle uve: questa sapidità rende il Chiaretto, insieme al Bardolino, un vino gastronomico, capace cioè di accompagnare molto bene il cibo, dalle verdure al pesce alla carne. “La maturazione fenolica della Corvina che c’è qui, sulle sponde del Garda, consente di fare un vino rosa irripetibile altrove”, sottolinea Franco Cristoforetti. Secondo il disciplinare di produzione il Chiaretto di Bardolino può essere vinificato anche nella tipologia spumante, frizzante e da rifermentazione in bottiglia senza sboccatura.

Il Chiaretto viene prodotto con la pressatura soffice delle uve, evitando quindi salassi e appassimento, e tempi di macerazione molto brevi, in genere di pochissime ore a discrezione di produttori.

 

Le novità dell’anteprima, dai colori accesi nel calice alla nuova location

 

I calici colmi di vino rosa si sono alzati dopo ben due anni di chiusura, e il Chiaretto ha partecipato alla gioia della ripartenza condividendola con tutti gli altri vini italiani nei primi eventi aperti al pubblico del 2022.

Tappa essenziale, per questo vino, L’Anteprima organizzata dal Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino lo scorso primo maggio negli spazi dell’Istituto Tusini di Bardolino, specializzato nella formazione di giovani operatori di cantina e vigneto.

Si è voluto sottolineare, in questa tredicesima edizione, la volontà di rafforzare un legame tra i produttori e il mondo della formazione scolastica, creando quella rete che costituisce il primo tassello del percorso di valorizzazione di un prodotto peculiare come il Chiaretto in un territorio, quello del lago di Garda e del suo entroterra, tradizionalmente vocato all’accoglienza turistica. Durante l’evento, che ha visto la partecipazione di oltre trenta produttori in presenza e oltre cento vini in degustazione, con le prime etichette che portano la denominazione “Chiaretto di Bardolino”, si è scoperto come il rosa del 2021 sia pronto a stupire: le sfumature di questa annata sono molto più ampie rispetto al passato grazie alla maturazione dell’uva decisamente maggiore rispetto agli standard, che ha portato a una maggiore concentrazione di antociani, sostanze coloranti, donando quindi al vino sfumature che spaziano dal fior di pesca al cerasuolo, dal rosa buccia di cipolla al salmone.

 

Identikit e abbinamenti del vino rosa del lago di Garda

 

Al naso profumi di pesca bianca croccante, fragoline di bosco, agrumi, lampone, ma anche fiori di campo, cannella, vaniglia.

In bocca sapidità, persistenza, freschezza inconfondibile.

Oggi, sdoganata l’idea per cui sia perfetto da consumare esclusivamente a bordo piscina e all’ora dell’aperitivo estivo, il Chiaretto conquista le tavole più eleganti e le carte vino più prestigiose, in Italia e all’estero, dando prova della sua immensa versatilità.

Un esempio? Sono in aumento le enoteche e i ristoranti d’Oltralpe che propongono, nelle loro carte vini, i rosa del Garda, serviti spesso tutt’altro che ghiacciati.

La ragione? Secondo gli addetti ai lavori il Chiaretto andrebbe servito a circa 18 gradi: solo così gli è consentito di sprigionare tutto il suo bouquet di profumi.

Diventando un vino da tutto pasto, pronto ad accompagnare con eleganza piatti anche elaborati: si spazia dalle insalate estive condite con aceto balsamico ai primi piatti a base di pomodoro e verdure, dai classici della cucina italiana come caprese e insalata di riso ai piatti corposi e dal gusto deciso, come la pasta o i risotti con tartufo, asparagi, carciofi, fino al conterraneo pesce di lago e ai piatti della cucina orientale, sushi incluso.

Ultimo luogo comune da sfatare? Il Chiaretto non va consumato subito, o al massimo pochi mesi dopo, come piacevole ricordo di una vacanza estiva appena trascorsa.

La verticale di Chiaretto che all’Anteprima ha visto una carrellata di etichette a partire dal 2014 ha dimostrato l’incredibile longevità di questo vino.

Che racchiude un enorme potenziale, pronto a farsi conoscere, conquistando il pubblico di appassionati di rosa, in Italia e nel mondo.

E i prezzi?

Il Chiaretto è competitivo in tutti i sensi: nella fascia di prezzo più popolare perché costa meno dei francesi, ma anche nel segmento più alto destinato alla grande ristorazione, che cerca vini rosa di alto livello e profilo.

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