Al Golf Brianza con i giornalisti golfisti
di Paolo Pilla
Nel challenge 2023 dell’Associazione Giornalisti Golfisti, tra le numerose altre, erano previste queste due tappe: Il Golf Brianza, e il Villa Paradiso. Lontani tra loro appena 14 km, i due Circoli condividono per intero l’atmosfera classica lombarda.
La fertilità del suolo, unita alla laboriosità di quel popolo, ha prodotto grande inurbamento, costringendo i governatori talvolta ad unire più Comuni, talaltra a sdoppiarli. E non solo i Comuni, bensì anche le Province. Il Golf Brianza, in cui ho giocato, è nel Comune di Usmate Velate.
Villa Paradiso, in cui non abbiamo potuto gareggiare per eccessivo maltempo è a Cornate d’Adda, uno dei Campi più belli d’Italia, immerso nel contesto del Parco dell’Adda. Un percorso moderno, tecnico. Entrambi sono in provincia di Monza Brianza. Del secondo ne parleremo un’altra volta.
Per arrivare al Campo da Golf troviamo una particolarità: usciti dall’autostrada, ci si trova in una zona industriale formata da una moltitudine di capannoni, e interclusa tra due linee ferroviarie. La stazione di Usmate serve infatti d’incrocio fra le linee ferroviarie Lecco-Milano e Seregno-Bergamo. Tutto ciò mi crea pensieri: come si farà a giocare tra questa confusione? Invece, meraviglia!! Superato il cancello d’ingresso del Circolo, perfetta quiete, no rumori se non lontani, gentilezza.
Il percorso, tecnico e impegnativo, non è lunghissimo: 5775 mt dai gialli. Si sviluppa su diciotto buche con varie pendenze, all’interno di un anfiteatro naturale, in parte collinoso. Quattro laghi contrassegnano le buche più difficili, i green sono curati e veloci, ma non di semplice lettura. Sono gli alberi a dare il disegno alle buche, la più difficile delle quali è la 13, un par 5 di 511 mt. La più gradevole la 5, par 3 di 125 mt, con il green inserito in un’isoletta. I trasferimenti tra una buca e l’altra sono spesso lunghi, per godere appieno il Campo è da considerare utile l’uso del Car.
La giornata radiosa, la gentilezza del personale, hanno contribuito a farmi apprezzare il percorso.
La gara ha visto trionfare il FVG, ecco i colleghi che hanno avuto maggior soddisfazione: l’assegnazione del primo netto è andata a Mauro Santoni giornalista di (Citysport), del Golf Trieste, in prima categoria, e a Gianpaolo Polesini (Messaggero Veneto), del Golf Castello di Spessa, nella seconda.
La stanchezza del viaggio non ha permesso a me di esprimere un buon gioco, ma ho comunque apprezzato il disegno di questo rilevante Campo. Saggio è praticarlo con un po’ di umiltà.
In questa parte d’Italia il gioco del Golf è molto amato. Solo qui nelle vicinanze, nel raggio di 20 chilometri, troviamo altri sette Campi di notevole spessore. Tra questi le eccellenze del Milano, del Villa Paradiso, del Barlassina, dell’Albenza.
Una cosa che mi ha sempre incuriosito, è la toponomastica di questa Regione. Qui molti paesi hanno il suffisso in “ate”, e molti altri in “ago”. Nel primo caso si pensa che alcuni villaggi lo facessero derivare dal loro sorgere lungo i fiumi (Adda, Lambro, Serio). Incontriamo Usmate, Lambrate, Gallarate), zone di scambio e di commercio. È pensabile che con tale suffisso si intendesse appunto indicare la zona legata ad un elemento geografico, ma anche, e forse più spesso, l’appartenenza a una famiglia. Il suffisso in “ago” invece, presente anche in altre Regioni, è per lo più diffuso in territori originariamente abitati da popoli con antiche denominazioni celtiche. Nel corso della storia la Brianza è stata occupata da genti diverse, e ogni popolo che si accingeva a fondare il villaggio, manteneva la sua toponomastica d’origine, salvo poi nel tempo storpiarla.
I comuni con suffisso in “ago” sono diffusi particolarmente in Liguria oltre che in Lombardia. I nomi derivano infatti dalle loro antiche denominazioni. Nell’hinterland milanese troviamo Asnago, Camuzzago, Verzago.
Ma restiamo a Usmate Velate; erano due diversi Comuni, che ebbero a unificarsi già nell’800.
In epoca romana, da Usmate, passava la strada romana che metteva in comunicazione Milano con Lindau, passando dal passo dello Spluga, e segnava il confine meridionale della Brianza.
Fertile terra briantina, Usmate era un tempo territorio di fitta boscaglia, dove il Signore di Milano Bernabò Visconti amava recarsi, allettato dal piacere della caccia. L’area fu teatro di sanguinose battaglie tra l’esercito ghibellino capitanato da Marco Visconti, e l’esercito guelfo. Durante la dominazione spagnola, feudatari di Usmate erano i conti Osio. Tra loro, tristemente famoso divenne il perfido conte Gian Paolo Osio, il nobile, criminale, che a Usmate aveva un castello. Fu lui a sedurre suor Virginia Maria de Leyva, la famosa Monaca di Monza. Scoperto, uccise una conversa che si era accorta della tresca. Nei Promessi Sposi è Egidio, l’amante della monaca di Monza.
Velate invece, era antico centro agricolo delle colline, immerso nel contesto del Parco dell’Adda, che conobbe una significativa trasformazione tra Settecento e Ottocento. Fu la famiglia Casati a poter godere di un cospicuo insieme di beni che abbracciavano anche i centri di Velate e Usmate. In epoca più recente il conte Alessandro Casati, politico e giornalista italiano, fu esponente di rilievo del mondo liberale, e amico di Benedetto Croce.
L’unione di Usmate e di Velate risale al 24 febbraio 1869 quando Usmate, già Comune autonomo, venne aggregato a Velate Milanese, e venne modificata la denominazione in Usmate di Velate.
C’è da perdersi a rincorrere il significato di questi nomi curiosi. Il termine Brianza, poi, non corrisponde a un ente territoriale; i suoi Comuni afferiscono a tre Province: Como, Lecco, Monza- Brianza, e qualcun’altro fa parte anche della città metropolitana di Milano.
Ad ogni buon conto, una trasferta interessante. Ho alloggiato a Cisano Bergamasco, in un ambiente cordiale e garbato. Fino al 1797, anno in cui la Repubblica Serenissima cadde nella tela dei grandi giochi politici europei, Bergamo era parte di essa. Da quanto ho assaporato e dal trattamento che ho ricevuto, sembrerebbe di essere ancora in territorio veneto. Sono stato benissimo, mi son sentito a casa.
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