Ancora sul riso
di Paolo Pilla
Ha una lunga storia il riso. Le origini non sono assodate, ma si ritiene che le più antiche varietà siano databili a quindici mila anni, raccolte sui versanti dell’Himalaya. Per avere invece tracce certe della sua coltivazione a scopo alimentare in alternativa al miglio, dobbiamo rifarci all’esame del cosiddetto “orologio molecolare” sui reperti di macine e falci di pietra. Questi fanno risalire l’origine evolutiva al neolitico seimila anni a.C., nella valle del fiume Yangtze, all’epoca dell’insediamento della cultura Cishan in Cina. Dalla Cina, la coltura del riso si diffonde in Europa, passando per l’India, la Persia, l’Egitto. Nel numero precedente di Taste Vin abbiamo parlato dei metodi di lavorazione del riso sul campo, vediamone ora il raccolto, e le successive operazioni: Un paio di settimane prima della maturazione fisiologica, la cui epoca è diversa (da settembre a fine ottobre) a secondo della varietà, si provvede ad asciugare il terreno per renderlo praticabile, e si procede tempestivamente al raccolto, onde evitare perdite per sgranellatura. La trebbiatura un tempo veniva fatta in grandi macchine sistemate sull’aia. Ora il raccolto è maggiormente meccanizzato: le macchine semoventi con lunghe barre da taglio, le moderne mietitrebbia, provvedono durante il raccolto anche alla trebbiatura. Sono pesanti congegni, che per ovviare i problemi legati alla praticabilità del terreno, sono semi-cingolati.
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