Gli amici del mare di Riccione e lo sgombro reale
di L. Baldoni e B. Stefanat
Il ristorante “Gli Amici del Mare” di Riccione non si è perso d’animo. Nonostante il momento difficile che sta attraversando il settore turistico causa emergenza Covid 19, il ristorante si è ben attrezzato per l’asporto del cibo in spiaggia o per la consegna dei piatti per chi intende prelevarli al banco, il tutto nel pieno rispetto delle regole e di quanto previsto dai protocolli sanitari.
Per quest’anno la novità è rappresentata dallo “Sgombro reale amici del mare” un mix ideale e creativo che ben valorizza la pietanza.
“Gli amici del mare” nasce nel 2004 su iniziativa di Stefano Colombo, riccionese doc, e della moglie Simona Ricci, che da allora opera strettamente con lui e aggiunge il necessario e sapiente tocco femminile all’impresa. Colombo per tradizione familiare si dedica all’accoglienza turistica e alla ristorazione, nel rispetto dei principi di ospitalità e di eccellenza che hanno reso competitiva da molti decenni l’attrattiva turistica della Riviera romagnola. Questa tradizione è oggi minacciata da regolamenti che finirebbero per snaturarne la natura vincente, basata sui prodotti del mare e del territorio, e minacciano di sostituirla con una sorta di “fast-food da spiaggia”, che danneggerebbe innanzitutto l’identità locale, poi il turismo e il principio stesso di ospitalità. Ma Colombo non demorde e, forte del successo conquistato da “Gli Amici del Mare”, grazie a una affezionata clientela dai grandi numeri che ogni anno rinnova a lui e al suo staff la propria fiducia, lotta insieme a un gruppo di ristoratori coraggiosi per mantenere gli standard di qualità del luogo: prodotto, anche enologico, a km zero, accoglienza, simpatia, innovazione e un imperativo che è investire costantemente in cucina, magari anche a costo di ridurre i margini di guadagno.
Quest’anno Gli Amici del Mare può vantare uno chef pluridecorato: Giovanni Pimpinella, originario di Scauri di Minturno (al confine tra Lazio e Campania). Pimpinella ha subito conquistato la clientela con la propria bravura, inventiva e umiltà. Non si atteggia a star dei fornelli e, anche se non ama parlarne, trova il tempo per cucinare presso organizzazioni caritative del riminese che assistono i meno abbienti. Stefano Colombo propone, naturalmente, straordinari piatti di pesce rigorosamente adriatico (il crudo è presentato in maniera a dir poco “artistica”), ma non manca nulla della tradizione gastronomica romagnola: dalla piadina da lievito madre, sempre pronta in tavola, alle tagliatelle fatte a mano con maestria da Pimpinella, dal ragù di carne o di pesce ai vini eccellenti dell’entroterra collinare di Podere Vecciano e di altre aziende, distribuiti dal fornitore specializzato Taddei. “La clientela internazionale è la prima” spiega Colombo “ad appassionarsi alle specialità del territorio, mentre molti italiani faticano un po’ ad apprezzare quel che si produce in casa loro, forse perché ancora legati al mito dell’esotico”.
Un problema comune in Italia, dove non ci si rende ancora conto di avere in casa -o appena fuori di casa- tesori immensi da conoscere e valorizzare e si preferisce prendere il volo per mete turistiche inflazionate e banali ancora erroneamente considerate “trendy”.
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