Il Golf "Le Betulle" di Biella
di Paolo Pilla
È questo il Campo, cui importanti riviste del settore hanno riservato il più gran numero di punti nello stilare la classifica dei migliori Campi d’Italia, le Top Ten. Inoltre, molte riviste e guide straniere l’hanno regolarmente inserito tra i più bei Campi del mondo.
Si trova a Magnano Biellese – Regione Vacarozza, a 15 km sia da Biella che da Ivrea, nato negli anni 50, nell’affascinante contado presente sull’anfiteatro morenico di Ivrea. È questo l’accumulo dei sedimenti di detriti rocciosi trasportati a valle dal lento moto di scivolamento per gravità di un ghiacciaio della Valle d’Aosta. È la formazione di origine glaciale risalente al quaternario, il Pleistocene, la più vasta in Europa.
Le strutture che danno prestigio a un Campo da Golf ci son tutte, e di eccellenza.
Nell’accogliente club house in stile country trovano spazio due sale ristorante, dov’è possibile assaporare beatamente le specialità piemontesi: la deliziosa ricotta locale (Mascarpa), il riso alle tome biellesi, lo stracotto di Fassona accompagnato dal Gattinara, e il classico dolce Bonet che si trova solo in Piemonte. L’elegante foresteria dispone di venti camere, tutte con terrazzo privato. Le diciotto buche di 6.497 mt dai bianchi, par 73 tracciato tra boschi di betulle e faggi secolari, sono progetto dell’inglese John Morrison che, costruendo un Campo impegnativo di stampo prevalentemente inglese, ha voluto rispettare la morfologia del terreno, e privilegiare i numerosi scenari naturali, ricchi di un fascino insolito.
La gioia del gioco c’è per tutti, è adatto a giocatori di ogni livello, dall’amatore al professionista.
Era il finire dell’inverno del ’56, quando i tre pionieri che si erano dati da fare per mettere insieme i 70 ettari di prati e boschi acquisiti dai 170 proprietari dei terreni, ebbero la soddisfazione di sentire il parere di John Stanton Fleming Morrison, l’architetto, che esaltava la perfezione del sito con la frase “qui potrebbe sorgere il campo da golf più bello d’Europa, beninteso –chiarì poi- al di fuori delle isole britanniche!”. Si era subito reso conto che la natura, nella Serra morenica, gli forniva un ambiente già predisposto. Non servivano grandi interventi.
A quell’epoca il Golf era considerato snob, erano pochi i Campi a 18 buche, e il progetto fu affidato a chi era ritenuto uno dei maestri nella loro realizzazione. Morrison, appunto, faceva parte dello studio di architettura che aveva realizzato Pine Valley, nel New Jersey, considerato ancor oggi il miglior campo da golf al mondo. Del perfezionamento di green, tee e fairway si occupò Donald Harradine, noto nel mondo come il mago dell’erba; nel ’67 John Dering Harris ridisegnò alcuni green, migliorò alcune buche, nell’intento di tener dietro alla continua evoluzione del Golf.
Come tutti i Campi importanti, “Le Betulle” riserva le difficoltà maggiori per i molto bravi, lasciando respiro ai medi giocatori che sappiano usare la strategia
La buca 3, non eccessivamente lunga, un Par 4 di 365 mt dai gialli, è considerata la più difficile delle “out” per i giocatori abili: Con il tee shot dovranno superare i 200 mt, insidiati dall’ostacolo d’acqua presente nella landing area, e avere la possibilità di un approccio alto al green, strenuamente difeso dal bunker. La 6, un dog-leg a sx, è anche impegnativa per gli strategici bunker disseminati nel punto di arrivo del tee shot. Non c’è acqua, ma quelle sabbie pretendono la massima concentrazione del giocatore. Nelle buche “in”, le seconde nove, notoriamente le più difficili, troviamo la 12, che pur non presentando troppe altre difficoltà, impone attenzione per la presenza del torrente che a sx accompagna la buca dal tee fino al green. E questo vale anche per la 13, mentre la più difficile è certamente la 14, altro dog-leg a sx, con ostacoli d’acqua laterali e frontali, fuori limite incombenti, e bunker molto attenti alla difesa del green. Abbiamo parlato di qualche complicazione, ma queste difficoltà sono d’incremento al prestigio del Campo, che infatti ha da sempre ospitato importanti competizioni. Colpisce invece maggiormente il fascino degli scenari che a ogni buca si presentano con le colline moreniche e le Alpi maestose, maggiormente dalla 16, la parte più alta del tracciato, a gratificare l’impegno del percorso. Le tariffe dei Green fee non sono tanto economiche, ma neanche eccessive, vale la pena di venire. Diciotto buche che difficilmente si dimenticano. Se c’è il tempo, non può mancare una puntata ai borghi biellesi medioevali, di estremo interesse, a cominciare proprio da Magnano, il piccolo Comune che ospita il Campo da golf. Libero borgo franco dal 13° secolo, l’agglomerato urbano trovò posto su di un’altura, dove fu edificato un “ricetto” (insieme di case abbinate a torri e circondate da mura), dove la comunità agricola si sentiva al riparo da pericoli. Ancora oggi vi si accede attraversando una antica torre. È d’obbligo una visita al Ricetto di Candelo, sicuramente uno dei borghi più belli d’Italia, edificato tra il XIII e il XIV secolo. Visitabile sempre, ha la curiosità di non essere abitato dai locali, che ne vanno però orgogliosi: lo sentono come il vero cuore di Candelo. Il luogo suggestivo non abitato, serviva come magazzino delle scorte, per la vinificazione, e per rifugio in caso di pericolo. Le abitazioni sono a fianco, 200 casette allineate su una rete di piccole strade, in gergo rue, il tutto cinto da un’alta muraglia. Queste rue, animate da artigiani, sono state più volte utilizzate come set per riprese ambientate nei borghi medievali italiani. Il torrente Cervo a ridosso, e l’arco alpino sullo sfondo, conferiscono ulteriore attrattiva.
Biella Piano, la parte bassa, è caratterizzata da tanti esempi di architettura rinascimentale, tra di essi fa bella figura il Battistero del X secolo. È collegata a Biella Piazzo a 480 m, il quartiere storico della città con le sue antiche botteghe, da una funicolare piacevole da vedere, che dopo due secoli è ancora in servizio. Vi si possono ammirare la scenografica piazza Cisterna con i portici dai capitelli in pietra e decorazioni in cotto, la torre a pianta ottagonale costruita nel XV secolo dalla nobile famiglia Ferrero.
Poco lontano, sono visibili le settecentesche antiche prigioni cittadine. Le antiche mura che la circondavano avevano imponenti porte. Di queste, la meglio conservata è la Porta d’Andorno, che si apre verso la Valle Cervo, e collega il Piazzo con Biella Piano, la parte bassa della città, con ripide stradine chiamate coste, ancora oggi tenute come un tempo. È curiosa l’origine del Piazzo: Uguccione, vescovo di Vercelli, nonché signore della zona nel XII secolo, temendo di restare coinvolto nelle lotte tra ghibellini e guelfi, intendeva crearsi un rifugio sicuro. Concesse quindi importanti privilegi a chi era disposto ad abitare sulla collina che sovrastava la città, chiamata Piazzo. Un’altra porta non più esistente, la fortificata Porta delle Torrazza, sostituita nel ‘700 da una porta ornamentale sormontata dallo stemma sabaudo, si apriva verso il vicino Santuario di Oropa dedicato alla Madonna Nera, uno dei più grandi d’Europa. Meta di frequenti pellegrinaggi, il Sacro Monte di Oropa è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
Di sicuro interesse è anche la stessa città di Biella, capoluogo di provincia dalla tradizione industriale del tessile. Di origine celtica, è terra ricca di storia, a lungo abitata dai Victimuli, gli antichi liguri. Già in epoca romana, Biella celebre per la sua miniera d’oro, lo fu ancor più per i suoi tessuti di lana. Nel XIII secolo si costituirono le “corporazioni dei tessitori”, e nel ‘600 era famosa anche per la lavorazione della seta, per la quale introdusse poi, i telai meccanici.
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