Il respiro del vino di Luigi Moio
di Nino D’Antonio
E’ il solo che c’è riuscito. E pienamente. Grazie a un registro narrativo capace di tenersi lontano da ogni tecnicismo, per dar vita a un discorso fluido e accattivante. Tale da sostituire al piacere della lettura, la sensazione di avere Luigi Moio di fronte a noi, in poltrona, a parlarci di quelle molecole odorose e dei loro riflessi olfattivi. “Il respiro del vino” (Mondadori, 504 pagine, 26 euro) è il risultato di un felice approdo, dopo una difficile e faticosa traversata. Nella quale ha giocato, da un lato, l’antica e sapiente confidenza col vino – che dall’infanzia si allunga agli anni di ricerca in Francia e in Italia – e, dall’altro, una naturale disposizione alla scrittura. O meglio a un andamento narrativo, spesso ai confini con la vivacità e la freschezza del linguaggio parlato. Ho la presunzione di avere qualche dimestichezza con lo scrivere, e devo dire che nel corso della lettura – sempre coinvolgente – ho ceduto più volte a una punta d’invidia per la chiarezza e il garbo con il quale Luigi ha risolto argomenti...
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