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Golf Club Colline del Gavi

di Paolo Pilla

Venti giugno, siamo a Tas-sarolo, tra i tanti filari di viti celebrate da Plinio il Vecchio e da Strabone, a veder maturare le uve che danno il famoso vino dai cui colli prende il nome, il “Bianco di Gavi” dal vitigno “Cortese”, nel cuore di quelle dolci colline, terminali estensioni dell’Appennino ligure, in un Piemonte appunto un po’ ligure.

A far onore alle pregiate viti che impreziosiscono il territorio, c’è l’importante Campo da Golf, accerchiato da bellezze naturali e storiche. Ha una origine curiosa il Campo, mette in luce la qualità di queste genti, e val la pena di accennarla: Nel 1990, goliardicamente, un gruppo di amici si mette insieme per realizzare un Campo pratica, ma ben presto desistono, perché il terreno è troppo difficile da sbancare a mano. Il momento buono si presenta con l’utilizzo della cascina Spinola da tempo abbandonata: in un territorio più semplice, e con il solo loro lavoro, riescono a realizzare le prime tre buche executive. Sempre in economia, dedicando il loro tempo libero e le loro forze, il gruppo di amici che nel frattempo era aumentato, approda alle sei buche, spartanamente completate da un container che funge da club-house. La gente ne rimane attratta, le gare sono frequentate, anche con giocatori che vengono da fuori. Orgogliosamente gli amici mettono più pesantemente mano al portafoglio, seppur che era di modeste dimensioni, e creano una società con cui acquistano i terreni limitrofi, pagando parte in contanti e parte con azioni da loro emesse. La progettazione del percorso a 18 buche di campionato è affidata al professionista Luigi Rota Caremoli, che sarà poi parte attiva anche nella conduzione; la programmazione intende sfruttare la presenza dei dislivelli naturali del terreno, dei bacini d’acqua, dei boschi, e utilizza l’irrigazione fornita dalla diga della Lomellina. In breve tempo vengono così realizzate le prime 10 buche.

Dal ‘90 al ‘96 era andato tutto a gonfie vele, il credo di quegli amici si attuava con soddisfazione, ma a qual punto, 1997, si presenta la crisi i cui effetti sono in maggior misura rilevanti per gli immobili. Ai soci, a fronte dei costi elevati per la realizzazione delle rimanenti buche, viene a mancare l’ossigeno, ma la loro caparbietà, idea stratagemmi che permettono la prosecuzione, certo non senza difficoltà.

È come una bella fiaba! Onore al merito, fu dato al Club il nome di Golf Colline del Gavi, che oggi è un percorso a 18 buche (6.390 mt.), oltre a 9 executive.

Per il Circolo, il giorno in cui siamo andati era di chiusura, ma siamo stati accolti con l’attenzione e quella simpatia, che ti fa maggiormente apprezzare tutto il resto.

Erano le giornate più calde avute fino ad allora, trentatré gradi già di primo mattino. Per fortuna la giornata era asciutta e molto ben ventilata, per cui abbiamo potuto dar corso ad una sana competitività.

Il vento mi dà sempre energia, la simpatia che avverto nell’ambiente mi aiuta a giocar bene, e poi c’erano le gradevoli persone del team: nella partenza shot-gun delle 11.30, oltre a me c’erano Fabrizio Bottazzin e Marco Peschiera, una eccellenza di compagnia, quella che ti mette a tuo agio.

A dire il vero, non ho fatto risultato nella prima parte del percorso, ma poi è stato un crescendo, che mi ha fatto guadagnare la terza coppa di stagione. Sono stato l’unico a scendere nella variazione dell’hcp esatto, di un colpo, tutti gli altri son saliti.

Mi era stata assegnata la partenza come bis alla 18: un Par 5 pieno di tranelli, che impone estrema precisione già dal tee-shot; poi ti trovi il fiume che attraversa il fairway proprio dove arrivi col secondo colpo, e per finire ti aspetta un green rialzato e ben difeso da tre strategici bunker. Ho proseguito con altro Par 5 (la uno), che se presa con cautela, servirebbe a mettere i giocatori a proprio agio. La buca 2, poi, avrebbe potuto andar bene, ma quell’ostacolo d’acqua davanti al green ha sciupato tutto. Così è stato anche per la quattro, un Par 3 facile, dove avrei fatto meglio a pensare al green in due colpi, non a mandare la pallina in acqua anche lì. Insomma, le prime nove potevo giocarle meglio, ne sono uscite tre X!!! Di ciò ho fatto tesoro per le seconde, e mi sono ritrovato quello che non conoscevo da un po’: Ritmo costante, con un buon vento che anche quand’era contrario mi caricava, il plauso dei compagni di gioco, i miei tre eagles nel netto, mi han permesso di salire sul podio con 38 punti stableford. Il Golf è un gioco bello, divertente, anche senza andare a vittoria; ma quando vinci… ti diverti di più. Non montarti la testa Paolo, mi son detto. La capacità di essere costante in una partita di Golf, è infatti riservato ai professionisti di rango, quelli che vincendo la gara intascano un milione di euro e più. Aspettati quindi, che domani il gioco bello non ci sarà. E così è stato. Intanto, però, sono stato oggetto di eccellente premio: una cassa contenente i migliori vini doc del luogo.

Il territorio: Era in origine un importante Vicus romano, presidio della Via Postumia che da Genova porta ad Aquileia, luogo che in seguito fu da più parti conteso. Un po’ ligure, dicevo, perché nel XIII secolo fu aspramente conteso, reclamato dalle città di Alessandria e di Genova, per la sua posizione e per la sua importanza. Feudo imperiale dal ‘500 al ‘700, la Contea di Tassarolo governata dalla famiglia Spinola, una delle più antiche famiglie della Repubblica di Genova, era solida, tanto da godere il privilegio di battere propria moneta; anzi, in quanto a ciò, il piccolo stato divenne famoso per la sua zecca.

Conclusa la gara, il terzo tempo non poteva esser migliore: serviti con classe e simpatia, abbiamo indugiato su deliziosi piatti tipici, allegramente annaffiati con quei buonissimi vini.

Dalla soddisfazione dei soci, ma anche da chi in quel Circolo ci lavora, è stato coniato il motto, che fa bella mostra nella Club-House: “Non doversi più inventare che cosa fare di bello per i prossimi 100 anni.”

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