Il Golf Cansiglio
di Paolo Pilla
Giornata di calda estate. Partiti da Treviso alle 6.30 del mattino, il termometro indicava già 29 gradi. Sopra Vittorio V.to una cappa nebbiosa. Comincia la salita, ben presto la nebbia si dirada, e ai primi tornanti non c’è più. Al Cansiglio, il cielo è terso, sole, ottima temperatura. Spettacolo! Espletata la pratica della registrazione, ci godiamo un po’ la buona aria e il panorama. Questa piana dove gira il Campo di Golf, è protetta tutt’intorno da fitti boschi di alberi con caratteristiche d’indubbio valore botanico, è la “foresta dei Dogi”. Il silenzio viene raramente interrotto dal piacevole suono dei campanacci; bucolico ambiente, che porge la sua schietta ospitalità, e, immerso tra la ricca flora, suggerisce meditazione. Non mi capita spesso di giocare al Cansiglio, anche se lo vorrei. Ogni volta sento di apprezzare questo Campo, che da oltre sessant’anni è rimasto il tipico link scozzese con l’atmosfera che aveva ai suoi albori: una popolazione laboriosa, schietta, gentile, e una eleganza modesta nel tratto. Ambiente del tutto particolare, a un’altitudine compresa tra 900 e 1.200 m s.l.m. nella regione storico-geografica dell’Alpago, è situato a cavallo di Veneto e Friuli-Venezia Giulia tra le province di Belluno, Treviso e Pordenone,
Le 18 buche del Golf si snodano su circa 80 ettari, per una lunghezza complessiva di 6077 metri di quel vasto altopiano naturalmente ondulato, caratterizzato da numerosi ostacoli naturali. ad una altezza media di circa 1.000 metri.
Non fu facile la realizzazione del percorso, sia per ostacoli di ordine culturale e politico come gli esposti del WWF, e le contestazioni con i privati per vecchi “diritti di pascolo”.
Campus Concilii (Campo del Concilio), il toponimo più accreditato. In un diploma del 923, Berengario cita il luogo con il nome di Casilius.
L’ipotesi più attendibile lo fa derivare da campum in quanto spazio adibito a pascolo, e concilium, termine latino medievale che indicava anche i terreni usati da una comunità. Fu amministrato dalle “Regole d’Alpago”, che passarono poi il governo alla Serenissima.
Il Cansiglio ha una configurazione “a catino”, con microclima particolare, che favorisce il ristagno dell’aria fredda nelle parti più basse della piana.
Nelle notti di cielo sereno, la temperatura nella Piana e degli altri vicini pianori, è di diversi gradi inferiore rispetto alle zone limitrofe poste ad altitudini superiori. Nella parte bellunese, precisamente in “Val Menera”, in passato è stata misurata la temperatura minima di -35,4 °C all’altitudine di 905 metri.
Ventimila anni fa l’altopiano, di morfologia carsica con doline e profondi inghiottitoi, ha risentito dell’azione dei ghiacciai del Monte Cavallo e della Piave.
tratti compaiono insediamenti del mesolitico, la cui testimonianza è data dai reperti di manufatti in roccia silicea, riferibili ad accampamenti di cacciatori, vecchi di 100 secoli.
In epoca meno arcaica è terra di Cimbri, gente emigrata dalla penisola dello Jutland 200 anni prima di Cristo, bellicosa con i Romani ai quali diede filo da torcere, e dai quali viene però sconfitta per opera del console Caio Mario nella cruenta battaglia dei Campi Raudii, nel 101 a.C. I Cimbri sopravvissuti si rifugiarono in Baviera, per scendere in seguito verso l’Alto Adige, il Bellunese, il Friuli, e sugli altopiani di Asiago (Sette Comuni).
Si insediarono in luoghi aspri, che permisero loro di vivere indisturbati, e ridar vigore alla loro identità.
La storia più recente vede l’appartenenza dei luoghi alla Repubblica Serenissima, che protesse il sito per l’importanza che rivestivano i boschi del luogo, da cui ricavare i pregiati legni: abete e larice adatti a costruire gli alberi delle navi, e gli autoctoni faggi, predominanti, per i remi delle galee della propria flotta, essenziale per i commerci e la sopravvivenza. Tale era l’importanza per Venezia, che provvide a confinare la foresta con cippi, onde preservarla da esboschi e dai danni degli animali al pascolo, che rappresentavano una minaccia all’integrità delle piante e al loro rinnovo. Fu il fiume Piave, che dal Cadore scendeva in laguna attraversando la campagna trevigiana, a rappresentare il pratico e veloce modo di portare a valle in sicurezza l’enorme quantità di tronchi destinati all’arsenale di Venezia. Il sistema rimase attivo fino ai primi decenni del secolo scorso, quando si crearono i primi sbarramenti destinati all’irrigazione.
Il Golf Cansiglio è il più antico dei campi da Golf del Veneto, vien subito dopo gli Alberoni del Lido, il Venezia; la foresta che lo attornia, è la seconda più grande foresta d’Italia. Il ricco insieme di essenze tra aghi e lati-foglie, dona alla piana un’aria buonissima, temperata, aiutata anche dal fenomeno dell’inversione termica, di cui ho fatto cenno poco sopra.
Di sicuro interesse è la festa dei Cimbri che ha luogo la prima domenica di agosto, durante la quale è possibile visitare il museo etnografico che valorizza la minoranza etnica degli occitani: Cimbri scatoleri e artigiani del legno al lavoro presso la tipica “Huta”. Non erano infatti solo boscaioli, bensì anche abili falegnami, in particolare “scatoleri”. Gli “scatoi” erano contenitori circolari che venivano utilizzati per la conservazione del formaggio e di altri alimenti.
La loro tecnica consolidata veniva tramandata di padre in figlio. Dai grandi faggi ricavavano asticelle sottili, i “crivelli”, che opportunamente sagomati e assemblati si trasformavano appunto in “scatoi” e altri oggetti di largo consumo.
Interessanti da vedere sono anche i cippi della Serenissima, e l’esibizione dei trombini dei monti Lessini.
Singolare il pranzo cimbro con piatti tipici: canederli, trippa, crauti alla cimbra, friko, con annessa la gradevole opportunità di sentir qualcuno parlare l’antica lingua dei padri. La gara era a coppie, una “quattro palle”.
Il Campo era perfetto nell’esprimere la sua tipologia, con buoni green nonostante la stagione siccitosa, i fairway di un bel verde, favorito dalla cura di quell’abile green-keeper che collabora con il Club fin dalla sua nascita, Franco Della Libera, inseparabile dal Campo, di cui conosce ogni piccolo segreto. Il mio piacere era moltiplicato dalla composizione della squadra: Fabrizio, perfetto compagno nel gioco a coppia, Marco e Giorgia due giovani golfisti d’eccezione. Da ammirare il loro gioco, e da godere del loro comportamento: sempre gentili, pronti all’incoraggiamento verso chi è meno bravo, e ad accettare qualche imperfezione del gioco, con il sorriso. Giorgia Cervellin, hcp -1, ha conquistato il nearest to the pin alla buca 1, e ha sostenuto un gioco da ammirazione.
Nei Par 4 e 5, mediamente il suo tee shot era 250 metri, e sempre dritto. Abbiamo sofferto per il suo mancato eagle alla 8, un Par 5 di 400 metri dal tee delle donne: giunta col secondo in green, perfetto il putt da 10 metri, la pallina correva esattamente diritta alla meta, il vento ha avuto la dabbenaggine di fermarla sulla soglia, a due cm dalla buca.
Peccato, ma applausi! “Birdie non è male” è stata l’elegante esclamazione di Giorgia, l’Eagle sarà per la 17.
Il suo gioco (2 sotto il Par del Campo), e il valido contributo del compagno di gioco, ha significato la vittoria sul lordo della coppia, laureatasi la migliore in campo. Riconoscenti a chi aveva fatto le squadre, Fabrizio ed io non potevamo sperare di giocare con compagni migliori, potendo seguire da vicino le performance professionistiche. Piero Giovagnorio di Assicurazioni Generali, sponsor, ha avuto cura che la manifestazione si svolgesse in simpatia, ha predisposto per l’intera giornata il punto di ristoro con carni arrostite alla griglia, formaggi dell’Altopiano ed altre prelibatezze, il tutto accompagnato da eccellenti vini, e condito dall’allegria.
L’aria fine, e l’impegno della gara, han fatto ancor più gradire tutto, e di molto.
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