Caffè "Caffi" con eleganza
di Paolo Pilla
C’è a Treviso, il Caffè “Caffi”, in via D. Manin 73, dov’è possibile respirare l’eleganza della città. È Palazzo Manin, oggi Baccini, dal 1846 dimora della contessa Sofia Spineda; al suo interno è possibile ammirare gli ottocenteschi affreschi di Ippolito Caffi, pittore bellunese, molto apprezzato dagli storici dell’arte.
Personalmente sentivo da tempo il desiderio che nel centro di Treviso esistesse un ambiente di tale caratura; potermi recare a gustare un buon caffè con gli amici in un luogo elegante, In questa città storicamente sinonimo di qualità.
È una bella città la nostra Treviso, gradita ai turisti, anche da quelli che vengono da molto lontano. Ho avuto l’opportunità di gustare una colazione nella corte di quell’edificio, pavimentata a sassi del Piave posizionati correttamente, in modo da non infastidire l’appoggio del piede. Comodamente seduto, accanto allo scorrere del Siletto, ho vissuto una mattinata piacevole, respirando la delicata atmosfera ottocentesca, propria di quella contessa ispirata all’arte.
Nell’attraversare il salone a piano terra ho sentito quell’aria speciale, accolto dalle quattro statue neoclassiche: Astronomia, Pittura, Scultura e Architettura. E poi altre due, accanto alle scale: Musica e Poesia. Anche gli arredi e gli stucchi sono stati valorizzati, riportandoli all’originaria luminosità. Contemplata la sala, ho potuto ammirare anche le stanze superiori con gli affreschi ripuliti dall’oblio, rappresentazione dei viaggi compiuti dall’artista Caffi a Roma, Costantinopoli, Atene, e in Egitto. E qui era allestita una esposizione di 15 creazioni artistiche, eseguite da eccellenti artigiani del territorio.
Ho particolarmente apprezzato una coppia di abiti veneziani del ‘700 opera di Paola Roella, un tavolo di marmo travertino noce e vetro di Torresan, i manufatti di rara bellezza di Marco Varisco in vetro inciso. I 10 artisti espositori sono noti nel mondo per la particolarità dei loro lavori, intesi a valorizzare gli antichi mestieri e le nostre tradizioni. È opera meritevole della famiglia Baccini, ospitare i bei lavori dei nostri artisti trevigiani; il mecenatismo c’è ancora! Da quella sala, si accede a un ampio terrazzo chiuso da una parete ad archi neogotici, da cui si gode la vista di una finestra circolare di rara fattura, della rinascimentale casa Atalmi, confinante.
Di tutta questa dedizione culturale, il merito va alla famiglia Baccini che, completando un minuzioso restauro, ha inteso Investire a Treviso per vederla perfezionarsi, rendere di nuovo vitale un immobile lasciato in abbandono. Quelle stanze, un tempo dedicate alle udienze penali nel loro passato di Pretura, stanno per divenire uffici luminosi, sede di rappresentanza dell’azienda di famiglia, ambientata in pregevole contesto.
Il gruppo Baccini intende anche offrire alla città il godere del recupero del palazzo, del quale avevo potuto conoscerne gli ambienti cinquant’anni fa, quando quelle statue erano impolverate.
La famiglia, non nasce ricca. Dalla geniale imprenditorialità di Gisulfo Baccini, uomo buono, generoso e amato, già disegnatore alle dipendenze della ditta trevigiana Secco, nel 1967 vede la luce l’azienda Baccini. Il genio autodidatta rimasto sempre persona semplice, classico figlio del laborioso nord-est, fonda l’impresa volta a produrre macchine tecnologicamente avanzate nel campo della serigrafia, e della stampa dei circuiti per il settore automobilistico. Poi, sempre sostenuto da una consorte eclettica (dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna), che oltre a seguirlo gli ha regalato tre figli, un maschio e due femmine, si è messo nel campo della telefonia e dei componenti per computer. Trent’anni fa è poi stato un pioniere del fotovoltaico, è divenuto un riferimento mondiale nel solare, applicando la serigrafia alle celle solari, dando lavoro a 200 persone. Nel 2008 i Baccini hanno ceduto il pacchetto azionario nel ramo dell’energia solare a una multinazionale della Silicon Valley, divenuta nel frattempo un colosso, che ha mantenuto marchio e stabilimento a Olmi di San Biagio di Callalta, in provincia di Treviso. Rimpianto, all’età di 77 anni nel 2019, Gisulfo ha lasciato la moglie Miranda, i figli Elisa, Andrea e Paola, che ne hanno raccolto l’eredità. Ogni figlio ha preso le redini di un ramo delle varie attività, che vanno dalla ricerca nell’alta tecnologia, con grandi investimenti finanziari, alla cura delle vigne.
Hanno infatti acquistato terreni collinari nel trevigiano, una prestigiosa tenuta a Cison di Valmarino, investendo nel Prosecco e nel Cartizze.
Emuli del padre, continuano a investire in startup innovative, di cui hanno già depositato marchi e brevetti, nell’intento di richiamare capitale straniero. “il nostro Dna non prevede di rimanere fermi” le parole di Elisa Baccini. E in coro, “Per noi figli è un passaggio generazionale, i nostri genitori ci hanno trasmesso dei valori, l’importanza della cultura italiana che abbiamo tradotto nella bellezza di un recupero, la costanza e la dedizione nel fare impresa. In questo intervento c’è l’amore per la nostra terra”. E ancora, «Vorremmo aprire questo palazzo alla città, nelle giuste occasioni, perché tutti possano godere questa Treviso bella, pulita e motivata, che ha saputo rimboccarsi le maniche».
Il gruppo Baccini ha di recente acquistato l’edificio della ex Banca d’Italia di Piazza Pola, destinando i locali a ospitare la sede dell’istituto Manzato, la più illustre istituzione musicale di Treviso. Con il trasferimento dalla sede fatiscente di piazza San Francesco, l’Istituto godrà di ambienti più idonei alla didattica musicale, e riqualificherà l’offerta formativa, collegata al Conservatorio di musica Steffani.
Traspare chiaro l’intento della famiglia, di essere utile alla città.
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