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Enigmatica Lattuga

di Enzo Gambin

Il nome lattuga deriva dal latino “lactis”, latte, con chiaro riferimento al liquido bianco che esce dal suo gambo e dalle sue foglie. Proprio per questo lattice, la lattuga ha avuto nei secoli diversità d’opinioni, perché, se raccolto e lasciato asciugare, produce una sostanza bruna resinosa, chiamata “lattucario”, che contiene sostanze attive leggermente narcotiche, che ricordano le proprietà dell’oppio.

Ciò ha contribuito per gli egiziani a considerare la lattuga un fortificante dell’istinto, “.. stimolati da una secreta forza ..”, mentre per greci e latini era ritenuto un sedativo, che poneva in uno stato di quiete.

Dalla spremitura del fusto fresco si ottienevapure un altro denso succo, il “tridace”, utilizzato come un calmante della tosse, decongestionante della vescica, dell’intestino crasso e retto.

Queste differenze di considerazioni farmacologhe tra la cultura egiziana e quello greco romana derivano dal fatto che gli uomini del tempo, trovando nell’ambiente vegetali in grado di agire a scopo medicamentoso, ne hanno accostato le facoltà basandosi su propri presupposti e conoscenze medico religiose, esprimendo così giudizi differenti.

Quello che unisce Egizi, Greci e Latini è la simbologia della lattuga, che era considerata in maniera univoca un’erba funebre, accostata alla morte e agli inferi.

Nell’antico Egitto, la lattuga se era la pianta dedicata al dio Min, nume della fecondità, era pure unita a Osiride, signore del mondo dei morti. Da precisare che l’addomesticamento delle specie selvatiche di lattuga, che diede origine alle odierne varietà da orto, sembra sia stata compiuta proprio dagli Egiziani, che operarono una serie di selezioni da una specie selvatica, comune nel bacino Mediterraneo, la Lactuca serriola, o forse sarebbe il risultato di più incroci.

La lattuga era un ortaggio molto importante per l’economia alimentare degli Egiziani e non sorprende che sia stata associata e posta sotto tutela di una o più divinità.

Anche nella mitologia greca la lattuga era valutata come pianta del negativo, perché fu testimone della morte di Adone, giovane di grande fascino, nel volto e nelle forme del corpo. Di lui s’incapricciò Afrodite, la dea della bellezza, ma questo suscitò la gelosia di Ares, dio della guerra e amante di Afrodite, che si trasformò in un cinghiale e uccise Adone.

Nicandro di Colofone, poeta epico del II secolo a.C ., nel suo poemetto “Alexipharmaka”, riferiva che Adone fu ferito mortalmente mentre si stava rifugiando tra le lattughe.

Callimaco di Cirene, ca 315 - ca 240 a .C., invece, sosteneva che Afrodite tentò invano di nascondere Adone tra le lattughe.

Eubulo, 405 - 330 a. C., narrava, contrariamente ai due, che il corpo di Adone fu avvolto da Afrodite con foglie di lattuga, perché era un cibo dei morti.

In questo sedimento di credenze Artemidoro di Daldi, scrittore e filosofo greco del II secolo d.C., studioso ed esegeta di sogni e visioni, nel suo libro “Ονειροκριτικά”, Oneirocritica, “L’interpretazione dei sogni”, riportava che la lattuga, quando appariva in sogno, era da considerarsi un malevolo presagio.

Dioscoride Pedanio, 40 – 90, botanico e medico nella sua opera “De materia medica” riferiva che la lattuga ben si associa a “θάνατος”, “Thanatos”, Tanato, nella mitologia greca, la personificazione della morte, e a Ὕπνος”, “Hýpnos”, Ipno, dio del sonno e fratello gemello di Tanato.

Oltre alla pianta anche il colore delle foglie di lattuga passò come espressione di funesto, tanto che, ancora nel Medioevo, era considerato il colore del diavolo e degli spiriti maligni.

Di conseguenza, si evitava d’indossare abiti verdi ed è raro trovare il verde negli stemmi araldici.

La relazione della lattuga con il contesto funerario e demoniaco può essere compresa considerando le sue proprietà psicoattive, in un papiro egiziano, si consiglia la lattuga selvatica in sostituzione del papavero da oppio per addormentare i bambini, spalmandone il suo succo sulle tempie.

Nella medicina greca si attribuiva al succo di lattuga proprietà sedative, tanto che, Licone, o Icco di Taranto, IV secolo a.C., botanico componendo un trattato “Sulle piante”, citato da Ateneo di Naucrati, I sec., metteva in evidenza che lo stile di vita dei discepoli di Pitagora, dediti all’apprendimento e alla riflessione, era facilitato dal consumo di questa linfa, che permetteva loro di dominare le forze affettuose.

Favorevole a consumare la lattuga era Plinio il Vecchio, 23 - 79 d.C., che, nella sua “Historia naturalis”, al libro XX nei paragrafi 61 e 64 riferiva:

61 il succo è bianco ha effetti simili al papavero; si raccoglie fresco tagliando il gambo, si mette in argilla nuova, è ottima per tante cose. Guarisce tutti i difetti degli occhi se mescolato con il latte delle donne, come lo strabismo, le ombre nuvole, le cicatrici e tutte le ustioni, specialmente la cateratta.

Si applica anche agli occhi con residuo solido del secreto lacrimale e contro la lacrimazione eccessiva. Alcuni raccolgono anche un succo meno efficace dalle sativa. I loro effetti particolari, oltre a quelli già menzionati di indurre il sonno, inibire l’affetto, rinfrescare dal caldo, sgomberare lo stomaco e aumentare il sangue, non sono pochi, poiché dissipano le flatulenze e rendono miti le eruttazioni, aiutano le digestione e non provocano mai acidità. È un cibo leggero così le feci sono più copiose, e ristagnano con moderazione.

Plinio riferì pure che l’imperatore Augusto fu guarito dal suo mala allo stomaco grazie alla lattuga, che fu prescritta dal suo medico Antonio Musa: “…. Certamente il divino Augusto durante una malattia fu salvato dalla lattuga per la saggezza del medico Musa, mentre la proibiva l’eccessivo scrupolo del (medico) precedente C. Emilio.” (Liber XIX – 128)

La lattuga entrava come componente narcotico nella formulazione della “spongia somnifera”, o “spugna portatrice di sonno”, costituita da una normale spugna marina imbevuta dall’estratto fresco di Morella comune, Giusquiamo nero, Cicuta minore, Stramonio comune, Lattuga virosa, Mandragora e alcune gocce di oppio.

Probabilmente fu la “spongia somnifera” ad essere usata durante la crocifissione di Gesù Cristo “ … E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. ..” (Matteo 27, 48).

Ildegarda di Bingen, 1098 – 1179, monaca ed erborista nel suo libro “Causae et curae”, “Cause e rimedi”, afferma: “ [la lattuga] …. Mangiata senza condimento rende vuoto il cervello dell’uomo con il suo succo inutile e riempie lo stomaco di malattie. Chi ne vuole mangiare la condisca prima con aneto, aceto o aglio, in modo che il condimento venga sparso poco prima di mangiarla. Se la si mangia condita in questo modo, riconforta il cervello e assicura una buona digestione.”

Ora noi sappiamo che quanto assicurava Ildegarda a riguardo della capacità di tranquillizzare “ … riconforta il cervello … ” è dovuto alla presenza di due sostanze, la “Lattucopicrina” e la “Lattucina”, entrambe con capacità di determinare alla mente uno stato di quiete, per questo era anche chiamata “erba dei sapienti”o “erba dei filosofi”.

Rimane il fatto di come unire la lattuga ad altre erbe, ma per questo ci rivolgiamo alla poesia di Alfonso Gatto, 1932–1974,

Olio e Aceto

Per la verde lattuga trasparente,

fresca la foglia aperta

al suo ventaglio,

c’è quest’olio di luce,

queste mente

di poggio e dal suo tartaro fiorita

la viola d’aceto, spicca l’aglio.

Il carciofo nell’indaco s’abbruna

al suo verde di panno e di laguna.

Rosso il radicchio a prendere s’avvita

nel suo cespo croccante.

È la tua tavola,

un giorno che riposa - nel nome d’ogni cosa.

Ed è quasi una favola.

(da Rime di viaggio per la terra dipinta, Mondadori, 1969)

La differenza tra lattuga e insalata sono sovente confuse. L’insalata è un modo di unire più verdure per rendere il piatto più saporito, dopo averlo condito assieme. In effetti il sostantivo “insalata” altro non è che il participio passato del verbo “insalàre”, che ha il significato di condire con sale, e dire che gli antichi Romani chiamavano questo miscuglio di ortaggi“acetaria”, come tramanda Apicio nella sua raccolta di ricette “De re coquinaria” del I sec. d. C., e le indicavano così perché erano condite principalmente con l’aceto. Nel 1962, due artisti, George Maciunas, 1931 – 1978, e Nam June Paik, 1932 – 2006, organizzarono in tutta Europa concerti “Fluxus”, termine latino che significa “flusso”, dato dall’artista lituano George Maciunas, 1931-1978, che sta ad indicare un fenomeno in continuo mutamento, che non ha né forma né luogo. Uno di questi spettacoli, tenutosi alla ICA Gallery di Londra, l’artista Alison Knowles, 1933, eseguì “Make a Salad”, “Prepara un’insalata”, predisponendo dal vivo un’insalata di lattuga al ritmo della musica. L’esecuzione ebbe successo che fu ripetuta per anni in tutto il mondo.

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