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Rosolina: al Monta alla Locanda

di Bruno Stefanat

C’era una volta un monte...che poi divenne Al Monte. Si trattava in realtà di una grande duna che dalla spiaggia di Rosolina, alla foce dell’Adige, alla località Volto, rialzava di qualche metro la piatta pianura su cui scorre l’attuale Strada statale Romea. Fu qui, quando ancora era in costruzione questa trafficata e per molti versi affascinante arteria dell’Alto Adriatico, che Giovanni Grossato, detto Tita, comprò un terreno per vendere angurie durante la stagione estiva, dopo la catastrofica alluvione del Polesine del 1951. Ma grazie al suo innato spirito di iniziativa oltre ai cocomeri si servirono presto rustiche grigliate di buon pesce locale, finché, nel 1966, alla casa di famiglia costruita nel frattempo, si aggiunse il ristorante Al Monte, con camere e un bar annesso, divisi poi tra i figli di Giovanni. Uno di loro, Rosalmino, fece presto decollare il ristorante grazie a scelte prelibatezze di pesce locale, con l’aiuto di suo figlio Stefano, che iniziò giovanissimo lavorando in sala. A Stefano (terza generazione) si devono l’allestimento definitivo del Monte e diverse innovazioni: la prima aria condizionata -particolarmente apprezzata dai turisti- tra i locali della zona e il divieto di fumare ben prima della legge che lo ha imposto a tutti i locali pubblici. Indizio certo, questo, di qualità e gusto, perchè è impossibile apprezzare il sapore di un pesce freschissimo fumando o subendo fumo passivo. Così l’unico fumo rimase -e rimane- quello delle braci sapientemente governate dalla mamma di Stefano, Antonia, su cui ancor oggi si arrostiscono meravigliosi branzini giganti di Caleri e dei murazzi di Albarella (anche da 7-8 kg), rigorosamente pescati all’amo.

Alla clientela inizialmente e in prevalenza turistica, si è aggiunta nel tempo una affezionata schiera di buongustai che arrivano da tutto il Veneto, dall’Emilia e da altre regioni ed esauriscono tutto l’anno, tranne in rare giornate, gli oltre 60 coperti. Ma, sempre per iniziativa di Stefano Grossato, Al Monte da qualche tempo ha raddoppiato: un ex-pollaio è stato trasformato in Locanda 42, chiamata così in onore di papà Rosalmino nato appunto nel 1942. Un raffinato bistrot con 40 posti a sedere, dove, sempre sulla base della squisita materia prima che è il pesce locale, il giovane chef Enrico (quarta generazione), diplomato all’Alberghiero di Adria, si cimenta con successo in una cucina più sperimentale, con il contorno di raffinate etichette di vini ma anche di superalcolici e cocktail che posssono accompagnare alcuni piatti. Insomma, il “ristorantino” ideale per coppie più o meno giovani in cerca di privacy, ma anche per feste e serate a tema. La quarta generazione è rappresentata, inoltre, dal figlio più giovane di Stefano, Alberto, già abile maestro di sala, dotato di uno straordinario intuito nel riconoscere al volo tipologia ed esigenze del cliente anche soltanto di passaggio...saranno stati gli studi di economia all’Università di Ferrara a dotarlo di questa vera e propria sapienza in “marketing del cliente”?

Ma passiamo alle specialità, iniziando da una pietanza antica che è ricetta esclusiva della famiglia Grossato e che viene proposta per la prima volta -e solo in Locanda 42- per le festività di fine anno: la zuppa di pesce della nonna Antonia. Anch’essa, come tutte le zuppe e i brodetti di pesce della Penisola, viene preparata anche e soprattutto con il “pesce povero (e mai aggettivo fu più improprio)”, ma è caratterizzata dal riso, che è un carnaroli rigorosamente del territorio. Sempre in Locanda, è disponibile una vasta gamma di dolci, natalizi e non solo, ideati dalla mamma di Enrico e di Alberto, ulteriore testimonianza di come la gestione familiare dei Grossato abbia profonde radici femminili. Radici rappresentate poi dalla costante presenza della nonna e della zia, che lavorano ogni giorno fianco a fianco in cucina spargendo allegria e creando una professionale “famiglia allargata” con tutti quelli che vi operano.

Per il resto, Al Monte continuerà la tradizione dei molluschi e crostacei freschissimi come le grandi ostriche rosa di Scardovari, dette le perle del Delta, le vongole con certificazione biologica e le cozze DOP sempre di Scardovari, le capesante di Chioggia ottime anche crude, le canocchie, per proseguire coi tonnetti nostrani che si pescano al largo di Albarella, i soasi e le sogliole, i rombetti chiodati che danno decisi punti ai grandi rombi degli allevamenti greci...le mazzancolle grigio/rosa nostrane che ricordano, per colore e dimensione, una rara varietà presente solo nelle acque siciliane di Milazzo e dintorni, e ancora i caciaròi, calamari nostrani perfetti con polenta come le seppioline nere del burcio o del burchiello tipiche di tutta la laguna veneziana, che consentono inoltre di preparare primi succulenti, senza tralasciare l’anguilla delle valli, alla griglia o in umido, dalle molteplici virtù...

Per finire, qualcosa che dimostra come l’adattamento di alcuni animali all’ambiente, a volte dannoso, possa...farli finire in pentola, con ottimi risultati. Anche nel Delta, in particolar modo a Scardovari e nella laguna di Goro, imperversa da qualche tempo il granchio blu dell’Atlantico, particolarmente aggressivo e antagonista vincente di molte specie autoctone nonché di cozze e vongole. Ma ha un difetto letale (per se stesso): le ottime carni. E naturalmente al Monte, anche grazie alla bravura del co-chef Michele, non si è persa l’occasione per farne buon uso.

Al Monte

Via Venezia 60

45010 Rosolina località Volto (RO)

tel. 0426 337132 - 333 4231777

www.ristorantealmonte.com

info@ristorantealmonte.com

locanda42@gmail.com

 

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